L'intero corpo della commisione anti-doping giamaicana (JADCO), organizzazione responsabile dei test anti-doping sugli sportivi e gli atleti giamaicani, ha rassegnato oggi le dimissioni. L'organizzazione era finita sotto accusa a causa di conflitti di interesse che paiono esistere tra i vari membri della commissione anti-doping ma era già osservata da vicino dalla World Anti Doping Agency (WADA) che aveva aperto un'inchiesta nei suoi confronti. Secondo il Jamaica Observer, le dimissioni sono parte di una ricostruzione interna dell'organizzazione voluta dal governo giamaicano per cercare di proteggere la reputazione degli atleti giamaicani.

La pressione sulla JADCO negli ultimi tempi era aumentata notevolmente dopo che a luglio, nei test di cinque atleti olimpionici, tra cui Asafa Powell, un tempo detentore del record del mondo nei 100m, erano state trovate sostanze illecite. E' stato anche rivelato che solo uno dei cinque test ant-doping previsti è stato eseguito nei cinque mesi precedenti alle Olimpiadi di Londra. Inoltre è recentemente saltato fuori che l'ormai ex Presidente della JADCO non sarebbe in possesso di un dottorato di ricerca.

La WADA aveva già precedentemente minacciato di rendere noto i nomi dei Paesi "non accondiscendenti", e cioè non collaborazionisti, con la conseguente esclusione da parte di quei Paesi dalle Olimpiadi di Londra e dai Mondiali di Atletica. Il dottore Paul Wright, il più anziano tra quelli ad effettuare i test, aveva dichiarato che le cinque positività avrebbero potuto essere considerate come la "punta dell'icerberg" del problema doping. Comunque, l'incremento di attenzione da parte degli enti competenti sul doping non ha giovato a tanti atleti, tra cui Shelly-Ann Fraser-Pryce, vincitrice della medaglia d'oro ai Giochi di Pechino e di Londra, che ha minacciato l'Associazione Nazionale Atleti di scioperare nel caso non avesse sostenuto i propri atleti: "Se c'è bisogno di scioperare e di non competere per migliorare le cose qui in Giamaica allora sarò pronta a lottare per questo. Non meritiamo che i nostri nomi vengano infangati".

La Giamaica non è però la sola nazione sotto accusa. Recentemente anche il Kenya ha visto scoppiare lo scandalo doping in casa propria e gli esami sugli atlenti kenyani sono aumentati a dismisura dopo che dal gennaio 2012 si sono registrate ben 17 positività.