Grande attesa attorno all'audizione di Carolina Kostner. Le voci dello sport, da Pellegrini a Cagnotto, la pressione della stampa, le ipotesi, più o meno plausibili, di possibili scenari futuri. La Kostner ha il volto tirato, non parla, come di consuetudine in casi di specie. Ci sono i legali e tocca a loro, con formule di rito, raccontare quanto accaduto nelle quattro ore di colloquio di fronte alla Procura Antidoping di Roma.

 "Lui aveva dato un'altra reperibilità e per questo le aveva chiesto di dire agli ispettori che non era li'. Lei l'ha inteso come una violazione della privacy" questa la difesa di Giovanni Fontana, legale di Carolina, per scongiurare l'ipotesi di complicità e copertura. Contatto casuale anche con Michele Ferrari, da tutti conosciuto come il medico del doping "Episodio estemporaneo, Carolina non sapeva neanche che fosse un medico, pensava si trattasse di un preparatore atletico".

Dopo il rinvio, dovuto a problemi lavorativi della stessa Kostner, impegnata sul ghiaccio a Verona nella data della prima chiamata, un dialogo che lascia spazio a moti dubbi, viste le recenti dichiarazioni della pattinatrice azzurra che aveva raccontata usanze non comuni dell'atleta, solito dormire con un macchinario "Lui aveva un macchinario di colore bianco, elettrico, dal quale partiva un tubo flessibile collegato a una maschera facciale che metteva sul viso per l’intera durata della notte e io ero costretta a mettermi i tappi alle orecchie dal rumore".

La Kostner non rischia le medaglie conquistate, ma è sul passato che si punta a far luce, anche attraverso le parole di Carolina. La volontà è di arrivare al punto d'inizio, alla partenza del sistema doping. Non a caso la Procura è pronta a interrogare tutti gli atleti della nazionale italiana che per diversi motivi hanno eluso i controlli negli ultimi anni. Smascherare un vero e proprio affare nascosto, un morbo cresciuto in seno allo sport azzurro, con la complicità di vertici e potere.