Parla Carolina, e lo fa con forza, convinzione. Dopo la richiesta della Procura Antidoping - 4 anni e oltre di stop, per favoreggiamento in pratiche illecite, per aver aiutato il compagno Schwazer in un'attività atta a raggiungere migliori risultati sportivi a scapito di giustizia e liceità - arriva lo sgofo dell'atleta, a pochi giorni dalle esternazioni di simil tenore rilasciate dal legale di Carolina.

In un'intervista al Fatto Quotidiano, la Kostner rigetta ogni accusa, reprime soprattutto ogni associazione col termine "doping", rifiuta ogni accostamento con un fenomeno tanto dilagante quanto deleterio «Se avessi saputo che Alex si dopava - dice la pattinatrice che ora rischia oltre quattro anni di squalifica - per il suo bene innanzitutto, l’avrei convinto a confessare. Io non mi sono mai dopata, non ho mai aiutato Alex a farlo, e non ne ho saputo nulla fino a che il test è tornato positivo».

La pattinatrice rivela di esser giunta a conoscenza della "scelta" di Schwazer solo a fatto compiuto, solo al termine di una confessione dello stesso marciatore «L’ho saputo solo quando me l’ha detto in faccia. Cioè dopo che erano arrivati i risultati del test. Quando ho saputo della positività di Alex, mi sembrava impossibile che il motivo fosse il doping. Sono uscita di casa prima che potesse darmi alcuna spiegazione, senza dirgli una parola. Non avevo nemmeno il coraggio di chiedere. Vivevo un panico che non avevo mai provato prima».

In attesa della sentenza, si fa largo nella testa di Carolina l'idea dell'addio. Salutare la bandiera per pensare solo a interessi personali, chiudere con l'Italia che ora appare lontana, distante "Le medaglie per cui ho sacrificato così tanto, le ho ottenute anche per l’Italia - conclude Carolina Kostner -. Fino a oggi ho rappresentato il mio Paese. Da domani potrei pattinare solo per me stessa, portando opere e spettacoli in tutto il mondo, come sto facendo in questi mesi. Il mio futuro è sui pattini, perché quello è il mio ambiente, e lì io sono a casa".

Con la Kostner, il n.1 del Coni Malagò "Sto vivendo un dramma personale perché sono amico di Carolina e le sono affezionato, le voglio bene. Sono onesto dopo la vittoria della Pellegrini a Pechino, quella di Carolina a Sochi è la seconda medaglia che mi ha dato piu soddisfazione. Le sono legato da prima che diventassi presidente del Coni. Ho chiesto a due avvocati, persone esperte in materia, che vorrei parlarle, le vorrei dire che le sono vicino. Mi hanno detto, non lo posso fare, posso essere equivocato".