Giornata russa. Luzhniki in festa. Il doppio oro di casa infiamma il pubblico di Mosca. Lysenko e Menkov conquistano il titolo iridato e la gloria tra le mura amiche. E che vittorie! La martellista dal fisico atipico, longilinea e potente, sfiora il primato mondiale della tedesca Betty Heidler, datato 2009, e lancia il suo attrezzo a 78.80, nuovo record dei campionati, circa trenta centimetri più in là di Anita Wlodarczyk, già campionessa a Berlino. 78.46 per la polacca, in una gara dagli alti contenuti tecnici, con la cinese Zhang, bronzo, oltre i 75 metri. Il salto in lungo vive fase di transizione, ma sembra aver trovato nuovi protagonisti. Dwight Phillips, il campionissimo, resta fuori dai tre salti di finale, e consegna, in un immaginario “salto di testimone”, la specialità nelle mani del russo Menkov. Due balzi, due voli, splendidi. Prima a 8.52, poi a 8.56. Gli altri molto più indietro. L'argento è dell'olandese Gaisah (8.29). sull'ultimo gradino del podio sale invece il messicano Rivera. Firma la doppietta Mo Farah. Re in terra di Londra, a casa sua, lui naturalizzato britannico, e signore qui in Russia. Vince, come sui 10.000, con il solito regale finale. Non basta l'allenaza Etiopia-Kenya, per stroncare la dittatura di Mo, campione sorridente. Vince i 5000 in 13'26”98. Gebrhiwet brucia Koech per la seconda piazza. Abdica Bernard Lagat. A trentanove anni il rettilineo finale non è più quello di un tempo. Doppietta per Mo Farah e doppietta per Shelly Ann Fraser. Vince ancora la giamaicana, ma vince col giallo. Si spegne in curva il duello con Allyson Felix, tre volte iridata e regina dei 200. Si accascia al suolo la fuoriclasse a stelle e strisce e consegna alla n.1 dei 100 la gara. Non ancora a suo agio come nella mezza distanza, la Fraser si inceppa negli ultimi metri, ma contiene la rimonta di Ahoure e Okagbare e chiude in 22”19. Il getto del peso regala una battaglia tra colossi e a trionfare è un agonista, uno da finale. Il tedesco David Storl si conferma atleta da grande competizione. Lancia a 21.73 e relega al secondo posto lo statunitense Whiting, capace quest'anno di 22.28. La finale si conferma gara a parte. Senza medaglia resta l'esperto Reese Hoffa, beffato dal canadese Armstrong. La staffetta 4x400 maschile chiude il programma ed è assolo Stati Uniti. LaShawn Merritt, straordinario nella gara individuale, deve solo portare il testimone al traguardo, conservando l'ampio vantaggio conquistato dai compagni. 2'58”72 per l'oro. Giamaica argento in rimonta, davanti alla Russia, capace di scendere sotto i 3'. Il Belgio dei fratelli Borlèe chiude quinto.

 

Non solo finali. L'attesa era tutta per Usain Bolt. Il problema al piede accusato qualche giorno fa è acqua passata. Al mattino corsetta in 20”66, prima dell'allenamento del pomeriggio. 20”12, senza spendere più di tanto per accedere alla finale dei 200. Verso il secondo titolo, verso l'ennesima impresa. Possibili avversari? Nessuno. Curtis Mitchell migliora il personale di due centesimi e si migliora fino a 19”97. Piace non poco il britannico Gemili (19”98), giovanissimo e già in finale importante. Altalenante Weir, il possibile dopo Bolt. Convincente in batteria, fatica nel penultimo atto, lui capace quest'anno di correre in 19”79. Favorita d'obbligo negli 800 la russa Maria Savinova, campionessa mondiale e olimpica. Controlla nella seconda semifinale, chiusa alle spalle della Sum. Nella prima doppietta americana con Alicia Montano e Brenda Martinez. Festival keniano nei 1500 metri, con il grande Asbel Kiprop su tutti.

 

Mattinata in chiaro scuro per i colori azzurri. Il triplo, risorsa di bronzo nella Londra olimpica, fulmina le speranze di casa Italia. Daniele Greco, il talento da medaglia, si infortuna nel riscaldamento e cede il passo ancor prima di scendere in pedana. L'eterno Fabrizio Donato manca l'appuntamento iridato, non trova la rincorsa giusta e resta fuori dai finalisti. C'è invece Fabrizio Schembri, portato qui in Russia col minimo B e capace di 16.83, misura che, in una gara dai contenuti modesti, vale la qualificazione. Greco e Borsi. Anche la giovane Veronica, esplosa quest'anno, dopo reiterati stop muscolari, scesa a 12”76, cede il passo al forte dolore al piede, ancor più pressante quando sei costretto a saltare ostacoli in serie. Corre comunque, ma non passa il turno nei suoi 100 hs. La sorpresa, in positivo, la regala la 4x400 al femminile. Libania Grenot trascina in ultima frazione il quartetto italiano, che rimonta l'Ucraina, e si qualifica a sorpresa per la finale.