Poteva andare meglio, ma poteva anche andare peggio. L'atletica italiana agli Europei di Zurigo ha semplicemente proseguito il trend che la ha contraddistinta negli ultimi anni. "Da questi campionati capiremo su chi puntare in vista di Rio" affermava alla vigilia il d.t. Magnani e le risposte, nel bene e nel male, sono arrivate.

"Questa generazione è la migliore da diverso tempo" dichiarava sempre lo stesso direttore tecnico in occasione dei campionati giovanili italiani "ma è fondamentale non perdersi per strada, seminare bene e raccogliere". Troppo spesso gli azzurri hanno sfilato come comparse, timorosi e fragili, concretizzando poco, a prescindere dalla concorrenza. Troppo spesso è mancata la personalità, la grinta, che non porterà forse piazzamenti di prestigio ma permette la massima espressione delle potenzialità. Ecco, se la Svizzera ha regalato qualcosa oltre alle tre medaglie dei veterani è l'approccio convincente di queste nuove leve, capitanate e trascinate da una fantastica Federica Del Buono.

La mezzofondista è un capolavoro di carattere e talento, in una disciplina difficile ed esclusiva, dove se non hai origini africane ha pochissime possibilità di emergere. Si è confrontata a testa alta e petto fiero, ha condotto la gara con intelligenza e maturità, ha sfruttato la sua volata inarrestabile. Lei come Giulia Viola, "Faustino" Desalu, Diego Marani, Floriani, Siragusa, Fofana, senza dimenticare le giovani marciatrici Palmisano e Giorgi.

Puntare a Rio e non perdersi per strada, dunque. Sono queste, semmai, le chiavi su cui svolterà o meno l'atletica azzurra. La federazione già si è mossa, la materia prima è eccellente e va trattata con cura. Magnani ha già tracciato il percorso da seguire: più esperienze all'estero sia per quanto concerne la partecipazione ai meeting sia per quanto riguarda il confronto con i tecnici stranieri. Perché la crescita deve essere degli atleti, ma anche e soprattutto dei loro mentori, moralmente chiamati ad una maggiore apertura mentale al nuovo, al moderno, principalmente all'evoluzione efficace.

Il presidente Alfio Giomi ribadisce il concetto, nel frattempo, però, si gode l'ennesimo trionfo del podismo, calamita per ogni età e genere, movimento in continua ascesa. L'oro e l'argento di Meucci e Straneo non erano una sorpresa, è invece una piacevole conferma l'unione e l'intesa della squadra di maratoneti, il supporto e lo stimolo vicendevole del gruppo, resi ancor più forti e stretti dalla fatica comune. Uno spirito pur in una disciplina individuale che sarà altro elemento fondamentale per i talenti in erba, per il loro futuro, per un rilancio che non sia solo a parole.