Il no di Alfio Giomi è un no diverso, che si spinge ben oltre le decisioni della Procura, che scalza per importanza la lunga squalifica, aggiornata con altri tre mesi dopo l'elusione volontaria del controllo di Oberstdorf. Il no di Giomi è una chiusura morale, prima ancora che giudiziaria. Non c'è posto nella Nazionale italiana per Alex Schwazer, non a Rio. Il sogno olimpico del marciatore, in attesa della riduzione della pena per collaborazione attiva nella lotta al doping, si infrange contro le parole del numero uno della Fidal. Macigni che si scagliano contro le certezze palesate da Schwazer dopo la sentenza. 

Il marciatore si sente di nuovo atleta, il migliore a suo dire, con o senza doping. Sfrontato lancia il guanto di sfida alla stampa e ai compagni. Un tentativo per far ricredere gli scettici, per stampare, con il cronometro, il pass a cinque cerchi. Non basta, perché l'atletica è programmazione, lavoro, studio, squadra. Non basta il talento, per convincere e sedurre, nemmeno un talento da medaglia. 

Giomi rifiuta l'idea del "campione" che trascende le regole e annuncia il "no", cancellando le idee bellicose di Schwazer, ancor prima della risposta della Procura su un possibile sconto. Ad oggi, Alex è fermo fino al 29 aprile 2016, ma la condanna della Fidal si prolunga inesorabile oltre Rio, oltre l'orizzonte sudamericano. 

"Chi guarda lontano e ha già impostato lavoro per Rio non può pensare di decidere la squadra sei mesi prima in particolare su discipline impegnative come la maratona e la marcia. La daremo a fine ottobre sulla base dei risultati raggiunti fino a quel momento. Il singolo risultato di Schwazer o di eventuali altri per noi non è decisivo, deve essere figlio di un percorso. Questa è una scelta tecnica. Un risultato occasionale a maggio, anche fosse bellissimo, non significa che possa essere ripetuto tre mesi dopo. La programmazione in queste discipline è basilare".

"È giusto che le regole vengano rispettate e la Fidal le rispetterà fino in fondo. Preferiamo un 20° posto piuttosto che una medaglia che possa essere fatta "escludendo" qualcuno. Riteniamo di avere già i tre marciatori per la 50 chilometri quindi è impensabile che si debba lasciare fuori qualcuno che ha seguito un percorso per far posto a una possibile medaglia. Questa medaglia non farebbe lustro a nessuno, nemmeno a lui, se ottenuta così". (fonte dichiarazioni Gazzetta.it)

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Johnathan Scaffardi
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