Il duello Stati Uniti - Giamaica si colora di una nuova puntata. Nella gara regina, i 100 metri, è scontro totale, da una parte l'America, da sempre attenta a dominare una competizione che è esplosione di muscoli e forza, dall'altra la Giamaica, la nuova sensazione, da diversi anni la potenza in grado di ribaltare l'ordine costituito. In principio Powell, poi Bolt, l'atleta di nuova generazione, il personaggio fuori dagli schemi, guascone davanti alle telecamere, devastante in pista.

La battaglia tra i principali interpreti della velocità si sposta ora fuori dalle corsie, Bolt da una parte, Gatlin e Gay dall'altra, il tema è scottante, squalifiche, doping, pratiche illecite. Il primatista mondiale di 100 e 200 si scaglia contro la decisione di ridurre lo stop a Tyson Gay, dopo la scelta di collaborare con l'Usada, da 24 a 12 mesi "Avrebbero dovuto squalificarlo a vita, il messaggio che dovrebbe passare è - se imbrogli vieni cacciato, non altro - ".

La replica di Gatlin è sentita. Justin sta vivendo una seconda giovinezza e, dopo le brusche fermate dovute appunto all'assunzione di sostanze proibite al fine di migliorare le prestazioni sportive, lo scorso anno è apparso continuo come mai in carriera, in grado di migliorarsi fino al punto di spaventare un distratto Bolt. Il giamaicano vive l'atletica ora in modo diverso rispetto agli esordi, l'impressione è che stia centellinando la preparazione, concentrando gli sforzi unicamente nei grandi appuntamenti, vivendo di rendita nei meeting in programma durante l'anno. Bolt resta il n.1, ma Gatlin è in ascesa, a dispetto della carta d'identità e Gay è pronto al decollo, con qualcosa da cancellare.

Questo il pensiero di Gatlin al Guardian "Ognuno ha il diritto di dire la propria, ma a tutti dovrebbe essere data una seconda chance. Non posso dire se quello che ha detto Usain sia giusto o sbagliato, è la sua opinione e la rispetto. Per quel che mi riguarda, corro, corro veloce e provo a vincere. Non mi preoccupa quello che dicono i giornali o i critici: a 33 anni sto ancora scoprendo le mie qualità". 

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Johnathan Scaffardi
Lo sport come ragione di vita, il giornalismo sportivo come sogno, leggere libri e scrivere i piaceri che mi concedo