Mo Farah lancia la volata, questa volta su distanza ridotta. Il britannico, mondiale nei 10.000, insegue l'ennesima impresa, bissare anche a Pechino sui 5000. L'Etiopia affila le armi, sono ben tre le carte in campo in grado di attaccare il fenomenale Farah. Merga, Gebrhiwet e Kejelcha, profili da sotto i 13'00. Il turco Ali Kaya sogna una medaglia, impresa difficile.

Nell'Alto, al femminile, vecchie regine e nuove dee. La croata Vlasic combatte da tempo con la malasorte, si presenta a Pechino dopo una stagione di alti e bassi, con all'attivo un modesto, per lei, 1.97. Meglio Anna Chicherova, di nuovo sopra i 2 metri, 2.03, e l'esperta Beitia. A loro si contrappongono la russa Kuchina e la polacca Licwinko, 2.02.

Curiosità per testare la tenuta della Sum nella finale degli 800. Battuta e al gancio nel turno precedente, la keniana deve rintuzzare l'attacco di Melissa Bishop e della bielorussa Arzamasova.

Sulla pedana del disco, al maschile, colossi dalla inaudita potenza. Piotr Malachowski, 68.29 nel 2015, sfida C.Harting e l'estone Kanter. Diversi atleti si presentano in pedana con nel braccio misure tra i 66 e i 67 metri, per un gradino del podio può bastare, non per l'oro.

Staffetta veloce al femminile in chiusura. Giamaica in testa già in batteria e chiamata a una vittoria annunciata. Stati Uniti a caccia dell'argento, attenzione alle insidie di questa gara, in primis i meccanismi in fase di cambio.

Il decathlon vive le sue ultime fasi. Giavellotto e 1500 metri definiscono la classifica e assegnano la gloria.