La seconda sessione del Tribunale Nazionale Antidoping respinge la richiesta di sconto. Alex Schwazer è fuori, per squalifica, fino al 29 aprile del 2016. Il marciatore incassa la sentenza, attesa per molti aspetti, e torna ad allenarsi per colorare un sogno olimpico ri-acceso dalle prime apparizioni in pista.

A spostare la decisione verso il "no" definitivo l'ingombrante ombra di Iaaf e Wada. Senza il parere favorevole della federazione internazionale e dell'agenzia mondiale antidoping difficile pensare a una mano tesa.

La via a cinque cerchi passa quindi per il test in Coppa del Mondo, in programma in Russia i primi giorni del mese di maggio. Quello è il punto di non ritorno, una 50 km, una soltanto per tornare a tutti gli effetti Alex Schwazer.

Il connubio con Donati - paladino della lotta al doping - si trasforma di ora in ora. L'iniziale scelta "politica", di facciata, lascia il posto a un'operazione sportiva. Riportare Schwazer ai valori di un tempo, senza l'ausilio di sostanze proibite, con l'aiuto di un talento innegabile.

Il test di Tagliacozzo, ufficioso, sulla distanza di 10 km, è il primo mattone di una lenta risalita. Schwazer bussa alla porta dei grandi, splende fin sul passo del primato mondiale. Strabuzza gli occhi chi, fortunato, osserva quell'incedere. Pochi in realtà possono godere della performance. Prevale, come naturale, lo scetticismo.

Il passaggio ulteriore porta alla 20 di domenica. La distanza raddoppia, ma il cronometro, ancora una volta, riconosce la bontà dell'operato. 1'18"57, sesto tempo dell'anno, un azzurro si infila nella marcia iridata. La 50 km rappresenta qualcosa di diverso, è una fatica senza fine, un continuo dialogo interiore, una lotta di testa ancor prima che di gambe, una battaglia che spreme mente e spirito. Schwazer deve tornare a parlare a se stesso su quella distanza, la sua distanza.

Ha un'occasione, in fin dei conti quel che serve per annullare una macchia che oggi condiziona il giudizio di molti, a ragione.