Saranno state le voci delle sirene che, leggenda vuole, da queste parti erano di casa a destare l’animo dell’audacia in Luca Paolini? Lasciateci pensare che sia così. Anche se forse il fuoco è stato acceso da un pensiero che lo stesso vincitore rilascerà ai microfoni tagliato il traguardo. A 36 anni, al suo primo Giro d’Italia, Luca Paolini indossa il simbolo del primato con un’azione degna d’applausi. La porta via a Salvatore Puccio che vive solo per un giorno l’onore della leadership, arrivato al traguardo con 7 minuti di ritardo, ma che non dimentica di ringraziare la squadra; “Ringrazio la squadra. Non sapevo che il finale fosse così duro, per me impossibile”. Con 7 uomini in fuga fin dal chilometro zero: Boaro, Taborre, Wauters, De Backer, Pantano, Rodriduez, Bellemakers, il gruppo si limita nel riguadagnare lentamente il distacco accumulato. Nelle retrovie Cavendish, Chicci, Gavazzi, insomma le ruote veloci, mostrano gambe pesanti. Per loro più che sirene da sentire sono Madonne da vedere.

Sull’ultima salita, Sella di Catona, la Garmin di Hesjedal aumenta improvvisamente il ritmo. Raggiunti tutti i fuggitivi – con un volenteroso Taborre che si era staccato per tentare una vana azione solitaria – Hesjedal allunga per poi desistere. Falso allarme? Al GPM dello stesso valico, il canadese forza la velocità in discesa. I migliori gli si mettono a ruota. Prima di Ascea – mancano 7 chilometri – Paolini scatta. Sarà l’inizio del volo. Un altro a fare un volo è Scarponi. Non sente le sirene, non vede le Madonne, ma un paio di queste le pronuncia nel rialzarsi, anche perché deve aspettare che arrivi un compagno a lasciagli la propria bicicletta.     

Paolini giunge sul traguardo con 16 secondi su Evans, Hesjedal, Sant’Ambrogio, Samuel Sanchez, Caruso e gli alti big. In classifica veste di rosa con 17” su Wiggins, Hiran terzo e gli altri a un colpo di pedale. Tranne Scarponi, che paga un mezzo minuto decisamente antipatico per come si è creato, e che spiegherà al traguardo; “Il ciclista davanti a me è scivolato. Ho piegato troppo la bici e sono finito giù. Qualcosa ho perso, è andata così.”

Luca Paolini vive una felicità intrisa di un sapore particolare; “Sono incredulo. È iniziato bene, con emozione questo Giro e sta continuando alla grande. Ho affrontato questa tappa come una classica. Sapevo che dopo la cronosquadre di ieri potevo sognare la maglia rosa. Non me ne rendo ancora conto. Il pensiero va a mio padre. Proprio oggi ha subito un intervento, e gli avevo detto che se ci fossi riuscito gli avrei dedicato la maglia.”

Domani la 4^ frazione da Policastro Bussentino a Serra San Bruno per complessivi 246 chilometri. Una salita nel finale, Croce Ferrata, con il GPM a 7 chilometri dal traguardo.