Tremilatrecento chilometri di dislivello, la pianura oggi è utopia, tra le umide e difficoltose strade di Abruzzo. Qui a Pescara vinse Binda, nel '27 e nel '31, e c'è profumo di ciclismo antico nell'aria, nella pioggia, nelle smorfie. L'asfalto è un sapone che tradisce, puntualmente, se non è affrontato con rispetto. La salsedine del mare, posata sulla strada, complica equilibrio e concentrazione. I corridori sono fragili birilli, tra le gocce, che cadono e si rialzano, di acciaio, come colpiti da palle immaginarie, invisibili. Cade Sella, il fuggitivo. Cade Nibali, che si era acceso giù in picchiata. Cade soprattutto Wiggins, che perde 1'27'' dai migliori, che va nel panico, e poi impietrito non riesce più a pedalare, a piegare la bici, a correre, come se la pioggia l'avesse ghiacciato, imbrigliato.
 
Vince Hansen, australiano classe '81, che sale in sella a sedici anni, quando la madre gli regala finalmente una bici. E' un'impresa straordinaria, la sua, che passerà un po' inosservata vista la bagarre che dietro impazza. Il passistone della Lotto-Belisol è in fuga con altri cinque; diventano due, i battistrada, ma Sella cade, rientra su Hansen, poi cede, sull'ennesimo strappo. Così Hansen spinge, rischia, vola, dopo 140 chilometri allo scoperto, e arriva incredulo sul lungomare di Pescara, protetto dai fari delle auto, lucciole grasse a illuminare il trionfo. Mentre l'australiano va a vincere (arriverà con 1'22'' di vantaggio su tutti), dietro si corre un'altra tappa, quella più imprevedibile e per nulla avara di colpi di scena.
 
Piccolo allungo di Hesjedal, ma si accucciano tutti alla sua ruota. Pimpante è allora Di Luca, che prova in tutti i modi a fare il vuoto, invano. La discesa bagnata è terra per audaci, Nibali tenta, guadagna, poi ruzzola a terra, lasciando una striscia bianca sull'asfalto nero pece. Il gruppo si ricompatta, ma dietro Wiggins arranca: il britannico fatica in salita, in discesa è un tir che non va avanti. La paura e la prudenza possono tradire più del coraggio e della sfrontatezza, in giornate come questa: nella discesa di San Silvestro Wiggo cade, la squadra non gli è poi così vicina. Perde tanto, troppo, certamente più del previsto: domani è il suo giorno, nella lunga cronometro di Salzara. Dovrà mostrare unghia e denti, palesando di che pasta è fatto.
 
Adam Hansen, nel 2012, ha corso ogni grande Giro (d'Italia, di Francia e di Spagna), terminandoli tutti. E' uomo duro, coriaceo, a cui il diluvio fa un baffo. Dice che è la vittoria migliore della carriera, lui che non vinceva da tre anni, in un'anonima corsa olandese. Grande giorno è anche per Intxausti, spagnolo della Movistar che fa classifica e che si ritrova in rosa, dopo il crollo di Paolini. Domani svestirà di certo la maglia da leader, perché la prova contro il tempo non lo favorisce come i declivi delle montagne. Era scritto che il rosa fosse di Wiggins, dopo la lunghissima crono. Forse, dopo il nubifragio e le sorprese di oggi, potrebbe non essere così scontato.