Una settimana. Primi bilanci. Primi responsi. Dicevano fosse la più facile. Dicevano. Chiedete al baronetto bagnato e impaurito cosa ne pensa. Crollano le certezze di Sir Bradley Wiggins, lungo le infide strade del giro d'Italia. Al Tour non c'è respiro, si corre ogni tappa a tutta. Vero. Ma il Giro, vive di momenti, attimi, trappole. Ogni discesa, asperità, può far saltare il banco. Capita che meteo e tappe collinari decidano la corsa più delle grandi montagne. Succede allora che lo squalo si esalti proprio sui terreni meno adatti, si difenda alla grande prima nella cronosquadre, poi nei 55 km di Saltara, e punisca il britannico, nei ripidi tornanti, resi maledetti dall'asfalto umido. Si indurisce il re dell'ultima Grand Boucle, perde sicurezza e compagni. Uran e Henao pensano al contratto e al futuro, abbandonano il capitano, che scuote il capo. Doveva essere il suo trampolino per presentarsi alle tappe verità con ampio margine sui feroci inseguitori e invece briciole nella crono. Addirittura staccato nelle altre tappe. 1'16. Molto di più sul piano mentale. Da martedì, con l'ascesa all'altopiano del Montasio, comincia la corsa vera. Pane per Nibali, più che per Wiggins. Addirittura voci di un possibile ritiro per il leader Sky. Preparazione anticipata per l'amico Tour. Possibile? Di certo non si aspettava un inizio così, Brad, segnato da sfortuna e malasorte. Costretto a cambiare bicicletta a crono, spesso vittima di cadute, figlie di fragilità psicologica. Non sembra il suo Giro, ma è un campione. Mai dare per spacciato un campione.

 

La maglia rosa è sulle spalle di Vincenzo Nibali. Padrone ben oltre il simbolo del comando. Leader a Pescara, nel primo assaggio di vera montagna, signore ufficialmente dopo la prova contro il tempo di sabato. Tranquillo, sicuro. A Firenze non ha approfittato delle difficoltà di Wiggins, rientrato dopo aver perso oltre un minuto in discesa. Un team, l'Astana, al suo servizio. Forte ovunque. Può perdere?

 

Gli avversari non mancano. E sono volpi di vecchio pelo. C'è Cadel Evans. C'è Michele Scarponi. Due che tante ne hanno viste. Lì, sempre in agguato. L'australiano si è visto poco quest'anno, ma in questo Giro appare tirato come poche altre volte. Mai in difficoltà, fortissimo in discesa come Nibali, è andato bene a crono, ha vinto la volata degli inseguitori ieri, così come ha lottato per gli abbuoni nelle tappe precedenti. Presente eccome, con la crono-scalata di Mori-Polsa dalla sua. Ha 29 secondi di ritardo. Il capitano Lampre ha lanciato segnali al Trentino e poi nelle classiche delle Ardenne. Sfortunato ha perso qualcosa nelle prime tappe, coinvolto in uno dei tanti capitomboli, poi ha risposto alla grande nella crono. Non certo casa sua. Ha meno di un minuto e mezzo e da martedì comincia la sua corsa. Lì nei piani alti alberga anche Gesink. Coperto, in attesa. Pare non da gara, anche perché ha sempre sofferto le pendenze più impervie, ma è da tenere d'occhio.

 

Il battuto è certamente Rayder Hesjedal. Il campione in carica ha sofferto a cronometro e è poi crollato il giorno dopo. Non ha recuperato lo sforzo dei 55 km di Saltara. “Le mie chance sono intatte. Deciderà la salita: si comincia adesso.” Vero, ma non sembra al top per giocarsi la corona.

 

La prima settimana è stata anche la settimana di Mark Cavendish. Il numero uno. Il signore della velocità. Due volate imperiali. Soprattutto la prima a Napoli, in cui tradito da una caduta a poco dall'arrivo, ha dovuto costruire una rimonta difficilissima, prima di uscire ai 200 dall'arrivo e bruciare il nostro Viviani. Peccato per Elia, secondo anche a Margherita di Savoia, dietro sempre all'uomo dell'Omega Pharma-Quickstep.

 

Italia, molta Italia. La prima maglia rosa, a coronare una carriera eterna, di Luca Paolini, uno dei più grandi, aldilà dei successi. Per quattro giorni in testa alla classifica, prima dell'Intxausti di Pescara. Il giusto coronamento a una vita da gregario e genio delle classiche. Lui, come Di Luca, uno che non doveva esserci, e che invece è stato l'anima della corsa. In gruppo, solo qualche giorno prima dell'inizio, sempre nel vivo, sempre all'attacco. Il killer di Spoltore. Sprazzi di ciclismo vecchia maniera. Privo di leggi scritte. Il ciclismo dell'immaginazione e del coraggio.

 

Domani si sale. Punte del 20%. Domani si fa sul serio. In vetta resteranno in pochi. In vetta molto cambierà.