Finale convulso, controverso, comunque spettacolare. Dopo il trasferimento, il Giro si specchia nella bella Bari, oscurato dal meteo avverso che accompagna i corridori da Belfast al bel paese. La quarta tappa è la più corta, 112 km, da Giovinazzo a Bari, con un circuito finale da ripetere otto volte. La notizia, a sorpresa, giunge al mattino. Marcel Kittel lascia la corsa in rosa vittima di un attacco febbrile. Si apre quindi a nuovi protagonisti la volata di gruppo. Spunta sul rettilineo finale il francese Nacer Bouhanni, bravo prima a recuperare da un problema a pochi chilometri dal traguardo e poi a resistere al ritorno di Nizzolo. Sul terzo gradino del podio Luka Mezgec, partito troppo presto. 

Tappa, come detto, caratterizzata da pioggia e timori. I corridori scelgono di non rischiare. Nessuna fuga, ritmo controllato. Una passeggiata in attesa di verificare le condizioni dell'ultimo tratto, il più indigesto. Malefiche, le gocce d'acqua, dopo un periodo di assenza, tornano a infestare proprio il traguardo e la scelta della giuria è di neutralizzare la corsa prima dei 3 km conclusivi. Tempo rilevato all'altezza dell'ultima tornata, con la possibilità quindi per i big di rinunciare a lottare per le posizioni di rilievo nel concitato arrivo. Niente abbuoni e sprint ridotto quindi ai soli velocisti. L'Orica tiene sotto controllo la maglia rosa di Matthews prima di lasciar strada alle squadre degli sprinter. 

Ad alzare l'andatura è la Cannondale, ma il treno di Viviani crolla in curva, vittima dell'asfalto scivoloso. Allungano in sei. Quattro alfieri della Giant, seguiti a ruota da Nizzolo e Ferrari. All'altezza dell'ultimo chilometro a loro si aggiunge Bouhanni. Mezgec parte lungo ed è beffato proprio dal transalpino. Altro podio per Nizzolo, niente da fare per Ferrari. 

Ordine d'arrivo:

1) Bouhanni

2) Nizzolo

3) Mezgec

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Johnathan Scaffardi
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