Da Jerez de la Frontera, al confine con il Portogallo, fino a Santiago de Compostela, lungo ventuno tappe come di consueto ricche di fascino e insidie. Quaranta salite, tre tappe a cronometro, la Vuelta 2014 si annuncia come una delle più belle della storia. Terzo, in ordine di importanza, dei Grandi Giri, spesso snobbata da molti, la Vuelta sgomita per ritagliarsi spazio tra la corsa in rosa e la Grand Boucle. Per storia e tradizione la corsa spagnola si iscrive alle spalle dei due colossi del ciclismo. Giunge sul termine della stagione, quando molte delle pagine sono state già scritte. Eppure negli ultimi anni, il percorso duro, ricco di opportunità, ha attratto molti campioni, e la Vuelta ne ha da subito tratto beneficio. Contador, nel 2012, al rientro dopo la squalifica, ha scelto proprio la Vuelta per tornare grande.

La scorsa edizione si è spenta tra i dubbi. Il vecchio Horner è giunto a un livello mai trovato in carriera, staccando Vincenzo Nibali sulle rampe di casa Spagna. Conquistata la maglia rossa, si è poi ritirato per ripresentarsi stanco e staccato al Tour. Qui è al via, ma i "miracoli" sono tali perché proprio fatti di pasta singolare. Il campo partenti non prevede sorprese. Troppo talento per ipotizzare un outsider. Se si esclude il giallo di Nibali, c'è tutto il meglio delle due ruote. Quintana vola e punta alla doppietta prestigiosa Giro - Vuelta, Froome deve cancellare le lacrime del Tour. Due cadute hanno tolto il campione in carica dalla battaglia. Ora si ripresenta al via, per risollevare la stagione del Team Sky. L'Italia si affida al giovane Aru, chiamato alla consacrazione in mezzo a colossi di ieri e di oggi. Il punto interrogativo è Alberto Contador. Non doveva essere qui, ma è Contador e anche se non in condizione è da prendere con le pinze. Giunge in Spagna per raggiungere qualche risultato di tappa. Meglio staccarlo nella prima settimana, quando gli acciacchi post Tour presenteranno il conto. Portarlo in carrozza fino agli ultimi sette giorni potrebbe essere un pericolo.

A decidere come sempre, oltre alla condizione individuale, il percorso. La Vuelta si conferma per scalatori. Le tappe contro il tempo sono tre, nessuna probabilmente in grado di segnare distacchi rilevanti. Si apre con la cronosquadre di Jerez de la Frontera. Circuito cittadino, lungo 12.6 km. Percorso caratteristico, segnato da insidiosi cambi di direzione. La prima crono individuale alla decima tappa. Poco più di 34 km, dal Real Monastero de S.Maria de Veruela fino a Borja. Difficoltà tutte nella parte iniziale, con un colle di 3° categoria che apre la picchiata verso il traguardo. Si chiude infine con una passerella, l'ultimo giorno di corsa. 10 km che accompagnano i corridori sul traguardo di Santiago de Compostela. Classifica, qui, già decisa.  

Dopo alcune tappe stuzzicanti, come la terza, con arrivo a Arcos de la Frontera, segnata da uno strappo finale importante, ecco il primo finale in quota nella sesta uscita. Si parte da Benalmadena. 157.7 km per raggiungere La Zubia. Si sale dopo 48 km, ma a preoccupare è la scalata conclusiva verso l'Alto de Cumbres Verdes (13%).

Momento chiave tra la nona e l'undicesima tappa. Nella prima di un trittico intermezzato dalla cronometro, i corridori si cimentano con un percorso perfettamente diviso tra un pianeggiante inizio e un concitato finale. Dopo 100 km di corsa, a Teruel, si fa sul serio. Tre Gpm: Puerto de Cabigardo, 3° categoria, Puerto de San Rafael, 2° categoria, prima dell'approdo a quasi 2000 metri sullo striscione finale a Aramon Valdelinares. Ancora più dura due giorni dopo. Da Pamplona al Santuario San Miguel Aralar due colli, Puerto de Lizarraga, seconda categoria, e l'Alto de San Miguel Aralar, prima categoria, con punte del 13%.

Senza respiro la tratta che prende il via da Santander, per approdare alla sedicesima tappa a La Farrapona. Tre tornate di alta montagna, in cui i protagonisti della Vuelta sono chiamati a scalare prima l'ascesa di La Camperona, 9 km con gli ultimi 3 che sfiorano il 24%, poi il giorno seguente il Puerto del Torno, categoria Especial, e infine, nella tappa regina del 2014, cinque colli di prima categoria con l'arrivo ai Laghi di Somiedo, scalata di 16 km. 

Questa l'altimetria della salita più dura della sedicesima tappa, Alto de La Cobertoria:

L'ultima volata parte nella diciottesima tappa. Il plotone affronta per due volte il Monte Castrove, 5 km al 12%. Nulla in confronto a quanto racconta la cartina della ventesima tappa. 163,8 km da Santo Estevo Ribas a Puerto Ancares. 4 Gpm: due di terza categoria, Alto Clima da Vila e Alto de O Lago, uno di seconda, Alto de Vila Esteva, fino all'unico colle di prima categoria, Alto de Figueiras de Aigas, 14 km di salita. Qui termina la Vuelta, qui la maglia rossa conosce definitivamente il suo destino. I 10 km del giorno seguente non possono intaccare una classifica incisa sulla strada dalle montagne che hanno fatto la storia di Spagna.