Non si scherza più. La Vuelta giunge al primo momento verità. Sotto il cocente sole iberico, il primo arrivo in quota, alle pendici della Sierra Nevada. Dopo il tentativo di Contador, un colpo non nuovo nell'arsenale dello spagnolo, bravo a sfruttare le occasioni della strada, e la risposta pronta dei rivali più accreditati, la corsa offre il primo spunto per reali distacchi. Si chiude la sesta tappa con la scalata dell'Alto de Cumbres Verdes, ascesa lunga poco meno di 5 km, con pendenza media intorno all'8%. Attenzione massima alla prima parte, in cui, in alcuni tratti, si toccano punte del 13%. 

Difficile ipotizzare pesanti stravolgimenti, ma clima e velocità del plotone potrebbero creare scenari "apocalittici". Fino ad ora il gruppo ha corso a perdifiato e oggi, prima dell'ultima fatica, altri due Gpm apsettano i big. Dopo circa 50 km, ecco l'Alto de Zafarraya, seconda categoria, 12,3 km al 5,7%. Un tratto di assestamento, favorevole, accompagna poi verso l'Alto de los Bermejales, terza categoria, 5,8 km al 5,8%. 

Non manca lo spazio per rifiatare e il dislivello della tappa racconta di un percorso non proibitivo, ma è il primo test e nessuno conosce il reale stato di forma dei protagonisti. Contador ha sempre corso davanti, ma non può essere al meglio. Froome non si è esposto, Quintana non ha mai sprecato un colpo di pedale. L'unico a lanciare il grido di battaglia, almeno di fronte alla stampa, è stato Rigoberto Urban. Poche ore, prime risposte.