La Vuelta lascia le Asturie, con una tappa, l'ultima appunto del trittico di montagna, che più di un saluto pare un martirio fino all'oasi d'arrivo. Ben cinque Gpm nell'atto conclusivo in una terra, quella asturiana appunto, che è sinonimo per il ciclismo di sofferenza e spettacolo. Contador osserva Froome e punta a colpire la quadratura del britannico, il cui colpo di pedale resta schematico, quasi estraneo alla corsa. Al fianco di Alberto, Valverde e Rodriguez, non scudieri, ma avversari. Non valletti, ma spine. Non può contare su di loro Contador, perché la condizione permette ai due di tenere la ruota del Pistolero (non di staccarlo), per poi giocarsi abbuoni e speranze. 

La sedicesima tappa, da San Martin del Rey Aurelio a La Farrapona/ Lagos de Somiedo misura 160,5 km e offre ai corridori un dislivello addirittura superiore ai 4500 metri. La prima asperità è l'Alto de Colladona, 1° cat., 7,4 km al 6,7 di pendenza media, a seguire l'Alto del Cordal, 2° cat., 7,6 km al 5,5%, prima dell'Alto de la Cobertoria, 1° cat., 10 km all'8,8%. Chiude, prima del finale, il Puerto de San Lorenzo, 1° cat., 10,1 km al 8,5%. 

Da qui una veloce discesa verso la parte conclusiva, caratterizzata da una scalata di ben 16,5 km. Salita pedalabile per lunghi tratti, con uno strappo secco nei 4 km finali. Perfetto trampolino di lancio per chi, a questo punto, ha ancora gambe e coraggio. Lo scenario, viste le numerose asperità, potrebbe mutare rispetto ai giorni precedenti. Valverde ha sempre sofferto in carriera le tappe caratterizzate da montagne in serie, mentre Froome, controllato, potrebbe approfittare dell'occasione per accorciare su Contador.