Il ciclismo è sport di fatica, di emozione, è bello, perché è imprevedibile, vive di leggi non scritte, di pagine strappate e nuove storie. Purtroppo, da sempre, convive invece con un demone che serpeggia sottoterra, si palesa con frequenza sempre maggiore e prova a distruggere quanto di buono la strada costruisce. Il castello di carta su cui regge la credibilità di uno sport meraviglioso è minato da fondamenta non sicure. Lo sforzo di cancellare un passato buio calpestato da ogni caso che quasi quotidianamente torna a sollevare il velo del doping

Coinvolta - e non è una buona notizia per il ciclismo azzurro - l'Astana, la squadra di Vincenzo Nibali e Fabio Aru. I due azzurri non sono sotto accusa, ma la doppia positività riscontrata in casa kazaka potrebbe complicare i piani dei due campioni di casa Italia. Il Team infatti aderisce al Movimento per il Ciclismo credibile, che prevede in caso di doping di un atleta l'ausospensione per otto giorni della squadra. Il caso in questione riguarda Maxim Iglinskiy, kazako di 33 anni, balzato agli onori della cronaca per il successo alla Liegi del 2012 proprio davanti a Nibali. Prima di Maxim era toccato al fratello Valentin, anche lui fermato per EPO. A differenza di Valentin, che subito si era attribuito le colpe dell'accaduto, scagionando di fatto l'Astana (licenziamento immediato e squalifica di 4 anni), Maxim non ha ancora chiarito la sua volontà.

Qualora il ciclista avesse chiesto le controanalisi, l'Astana potrebbe partecipare al Lombardia e al Tour of Almaty, in caso contrario no, perché scatterebbe immediatamente l'autosospensione. 

Queste le parole del Team Manager Vinokourov "Sono deluso per questa situazione che è inaccettabile. In conformità con le norme del MPCC, il ciclista è stato immediatamente sospeso in attesa del risultato delle controanalisi. Tutti i corridori dell’Astana Pro Team sono obbligati per contratto a rispettare le norme e i rigidi regolamenti etici. Non possiamo avere indulgenza con nessuno. Sono veramente deluso dal fatto che Maksim non abbia capito la nostra filosofia e l’importanza delle norme etiche. Ed è ancor più inaccettabile che si tratti di un corridore kazako che dovrebbe avere ancora più a cuore l’immagine della nostra squadra e del nostro Paese". Giova ricordare come lo stesso Vinokourov, durante la sua carriera, sia caduto nella trappola del doping. Prima invischiato nell'Operacion Puerto ai tempi della Liberty Seguros, poi squalificato per emotrasfusione al Tour 2007, con conseguente stop di due anni. 

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Johnathan Scaffardi
Lo sport come ragione di vita, il giornalismo sportivo come sogno, leggere libri e scrivere i piaceri che mi concedo