Ci sono volte in cui il Dio dello sport decide di essere generoso con un atleta: lo prende e lo elegge a simbolo di una nazione, di un popolo intero. Nel caso dell'Italia, questo onore è toccato a Marco Pantani. E poco importa che questa favola sia durata troppo poco, perché le favole quelle belle in fin dei conti sono destinate a non finire mai, o per lo meno fino a quando ci saranno un genitore o un nonno disposti a raccontarle ad un figlio o un nipote.

Che Marco Pantani fosse destinato a diventare il ciclista in grado di unire l'Italia intera lo si capì già nel 1992, quando vinse il Giro d'Italia dilettanti, a soli 22 anni. Certo, nulla a che vedere con tutto ciò che sarebbe venuto dopo: vittorie, sconfitte, cadute e resurrezioni. Perché il Dio dello sport, quella volta, decise che la vita di Marco Pantani sarebbe dovuta essere degna di uno dei più grandi film. E così è stato.
Si parlava di cadute: la prima, metaforicamente parlando, nel 1995, quando, preparando il Giro d'Italia, fu vittima di un incidente con un'automobile. Dovette accontentarsi, si fa per dire, del Tour de France. E si fa per dire perché il 12 luglio, sull'Alpe d'Huez, si assistette alla prima delle sue numerose imprese: a 13 km dal traguardo Pantani decide di andare all'attacco e vincere, dopo aver raggiunto e superato il gruppetto di testa.
La seconda caduta, però, avviene troppo presto: il 18 ottobre dello stesso anno, questa volta contro un fuoristrada. Rottura di tibia e perone, e nessuno sa se Marco tornerà a correre.
Il campione di Cesena, però, è forte, già lo sappiamo, e ben presto è di nuovo in sella.
Il Giro del '97, però, gli riserva un'altra brutta sorpresa, questa volta sotto forma di un gatto che gli attraversa la strada e gli provoca una brutta caduta, costringendolo ad abbandonare la corsa.
Al Tour però c'è, e lo ribadisce con forza sempre all'Alpe d'Huez, precedendo uno Jan Ullrich che ancora si chiede come sia stato possibile che il Pirata abbia percorso l'ascesa in soli 37'35", come mai nessuno prima e nessuno dopo.

Il 1998 è un capolavoro. Vittoria al Giro d'Italia e vittoria al Tour de France, quest'ultima dopo una rimonta pazzesca cominciata alla quindicesima tappa sul Colle del Galibier, ancora una volta davanti a Jan Ullrich.
Dal 1999, però, tutto è destinato a cambiare. Il 5 giugno a Madonna di Campiglio, durante il Giro d'Italia, viene riscontrato un livello di ematocrito non consentito. Ciò significa esclusione. 
Da qua a quel maledetto residence di Rimini del giorno di San Valentino 2004 è tutto troppo noto. E per questo ci sembra giusto fermarci qui, limitandoci a ricordare solo quello che ormai si tende a dimenticare.

Oggi, che Il Pirata avrebbe compiuto 45 anni, preferiamo immaginarlo in sella ad una bicicletta, in mezzo a due ali di folla che sembravano spingerlo al traguardo, senza occhiali e senza bandana.
Sì, perché se Marco si toglieva bandana e occhiali, allora si sapeva che era partito all'attacco, e da lì in poi non si sarebbe più voltato indietro, fino al traguardo, fino alla vittoria.
E allora tanti auguri Pirata, e grazie per tutte le emozioni che ci hai regalato.