La Gent-Wevelgem 2015 verrà ricordata a lungo dagli appassionati di ciclismo, soprattutto quelli italiani. 
Le condizioni atmosferiche estreme ed un Luca Paolini da antologia hanno reso, infatti, la corsa belga una delle classiche più appassionanti degli ultimi anni. La Gent-Wevelgem viene considerata unanimente la gara più "semplice" tra le classiche del Nord. 
Non a caso sono tanti i nomi dei velocisti che hanno trionfato sul traguardo di Wevelgem. L'ultimo italiano in ordine di tempo a vincere questa corsa è semplicemente il più grande velocista azzurro di tutti i tempi: Mario Cipollini. Il corridore lucchese ha vinto la Gent-Wevelgem ben tre volte, l'ultima nel 2002, diventando solamente il terzo italiano della storia dopo Bontempi e Moser, a trionfare in questa gara. 
Un trio delle meraviglie rimasto tale fino ad una decina di minuti fa, quando un imperiale ed eterno Luca Paolini è giunto da solo nella mitica località belga. 

Il trionfo del trentottenne corridore milanese ha tutti i contorni dell'impresa. Paolini non era certamente tra i favoriti della vigilia, vuoi per l'età ormai "avanzata" e vuoi per le caratteristiche della corsa che rendono ogni anno le ruote veloci i principali protagonisti. 
Ma la gara odierna è stata semplicemente unica nel suo genere. Una pioggia battente, caduta nelle prime ore di corsa, ed un vento laterale fortissimo hanno reso la Gent-Wevelgem 2015 una competizione estremamente selettiva, una vera e propria battaglia ad eliminazione.
Per correre e primeggiare in gare di questo tipo è necessaria una grandissima esperienza ed un enorme fondo: tutte caratteristiche che non mancano di certo a Paolini, abituato a battagliare nel gruppo da circa vent'anni e a restare davanti nella classiche del Nord.

Oggi il nostro Luca non era certamente il più forte, come lui stesso ha dichiarato alla fine della gara, ma ha saputo gestire le proprie forze e leggere al meglio lo sviluppo della competizione. Lo ha fatto innanzitutto nel momento in cui ha aggangiato il treno giusto a poco più di 50 km dalla conclusione, quando alcuni dei favoriti come il britannico Geraint Thomas e l'olandese Niki Terpstra sono evasi del gruppo all'inseguimento di uno scatenato Roelandts. 
Quest'ultimo è stato autore di un'azione solitaria eccezionale: rimasto da solo per oltre 40 km, quasi riesce nell'impresa di beffare tutti quanti, resistendo al feroce inseguimento dei contrattaccanti. 

Nel finale, però, Roelandts ha finito le energie e si è fatto risucchiare dagli inseguitori, con un Terpstra in grandissimo spolvero. Proprio l'olandese aveva menato le danze sulla salita maggiormente rappresentativa della Gent: il mitico Kemmelberg, 600 metri in pavè con pendenze che sfiorano il 20%.
Sull'asperità posta a 35 km dal traguardo, Paolini soffre e si stacca, ma è abile a rientrare nella discesa successiva. 
Da qui in poi controlla la gara, fino a 6 km dall'arrivo: in questo frangente il corridore del team Katusha sfrutta la fase di studio in atto tra i sei compagni di fuga e parte all'attacco. Guadagna lentamente una decina di secondi che sono sufficienti per tagliare il traguardo in solitario. 
Non basta la reazione finale di Terpstra e Thomas, rispettivamente secondo e terzo e nettamente i due uomini con la gamba migliore. Per vincere una gara di questo tipo, però, non basta la condizione, ci vuole anche astuzia e maturità nella lettura della corsa. 
Per questo motivo la vittoria di Paolini è un autentico capolavoro e porta l'Italia sul gradino più alto del podio in una classica World Tour dopo tre anni. L'ultimo era stato Enrico Gasparotto, capace di vincere l'Amstel Gold Race. Come accennato in precedenza, si tratta solamente del quarto italiano nella storia a trionfare alla Gent-Wevelgem, un successo che Paolini aspettava da tanto tempo e che si è strameritato in anni di carriera da gregario e da lottatore indomito. 

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