Giro e Liguria: un binomio che vince, un binomio che emoziona. All'inizio suonava quasi come una sfida: percorrere la regione da Ponente a Levante, costeggiando la spiaggia e curiosando nelle bellezze dell'entroterra. E così il Giro d'Italia ha fatto, esplorando un territorio particolare dove le montagne si affacciano sul mare creando paesaggi mozzafiato. Perchè da Sanremo a La Spezia la Liguria muta e non di poco: cambiano i sapori, i profumi e i dialetti.

Qui i corridori hanno trascorso i primi quattro giorni della Corsa Rosa che a posteriori in pochi si sarebbero aspettati tanto agguerriti. Merito delle strade liguri: docili vicino alla costa quanto insidiose appena ci si lascia alle spalle il rumore delle onde. I corridori e il grande pubblico hanno fatto il resto, guadagnandosi quel rispetto che muove il mondo del ciclismo e lo rende più vivo che mai. Così il Mar Ligure ha fatto da sfondo alle calde giornate di tradizione sportiva e popolare, riscoprendo una passione per la bicicletta che ne ha tinto di rosa l'animo.

Si è partiti da San Lorenzo al Mare, su un tratto di pista ciclabile che l'Europa ci invidia, per poi arrivare quattro tappe dopo sul versante opposto, nel grande centro spezzino. Abbiamo visto i ragazzi dell'Orica GreenEdge dominare il tempo nella cronometro a squadre iniziale, e passarsi la maglia rosa tra loro nei giorni successivi, come se fosse solo cosa australiana. Abbiamo applaudito il vittorioso Elia Viviani a Genova, in una frazione caratterizzata da tante cadute, la peggiore delle quali causata dalla stupidità di un (singolo) tifoso. Ci siamo spaventati a morte quando il gruppo ha proseguito verso Sestri Levante lasciando Domenico Pozzovivo sanguinante e privo di sensi a bordo strada, dopo una caduta drammatica proprio nella giornata dedicata a Wouter Weylandt.

Il colpo di scena è arrivato a La Spezia dove il pubblico italiano ha trovato in Davide Formolo una buona dose di speranza per il futuro. Il veronese si è reso protagonista di un'azione in solitaria che ha emozionato tutti, se stesso in primis, regalandogli la vittoria più bella finora.

Dopodiché la corsa ha abbandonato la Liguria con un caloroso Arrivederci, per attraversare la Toscana e scendere verso la Campania, appena prima di questo meritato giorno di riposo. Jan Polanc ha conquistato da solo l'Abetone, mentre i big alle sue spalle hanno iniziato a studiarsi l'un l'altro, mettendo alla prova gambe e nervi. Hanno continuato a farlo anche nelle tappe successive: Alberto Contador con indosso la maglia rosa, Fabio Aru con quella bianca di miglior giovane e Richie Porte attento osservatore, sempre pronto a rinchiudersi nel motorhome fornitogli dalla squadra “per poter dormire sullo stesso letto ogni notte” (un'esagerazione in pieno stile Team Sky).

Un altro incidente grave causato dall'imprudenza di un fotografo-tifoso ha poi costretto al ritiro il povero Daniele Colli, ancora oggi ricoverato in ospedale con un braccio rotto e un'azione legale contro il responsabile già in atto. La caduta ha coinvolto anche la maglia rosa, causando al “Pistolero” una sublussazione della spalla che continua a dargli fastidio.

Ci siamo lasciati alle spalle 9 tappe e la quasi certezza che il Giro sarà un discorso a 3 tra Contador, Aru e Porte, perchè Rigoberto Uran non sembra per niente al top della forma. Il colombiano accusa in classifica generale un ritardo dallo spagnolo preoccupante: 2 minuti e 10 secondi, forse già troppi per riuscire a tornare in gara. Se è vero che tutto può succedere perché la corsa è ancora lunga, è altrettanto vero che la bronchite che ha colpito il capitano della Etixx potrebbe causare ulteriori danni.

Nove tappe sono andate, dodici devono ancora arrivare e all'orizzonte inizia ad intravedersi il profilo minaccioso delle salite alpine che precedono il grande finale di Milano. Comunque vada a finire, dopo una settimana del genere, i corridori hanno già vinto. Tutti.