13 km di pietre, sette tratti in pavé, la bicicletta che rimbalza, sballottata, le mani ben salde sul manubrio che vengono sollecitate a ripetizione, il rischio di cadute e forature. A Cambrai, il Tour vive un'altra giornata infernale, la più difficile della prima settimana. 

Chris Froome, secondo sul Muro di Huy, è in giallo, ma oggi rischia, perché il pavé non conosce re, pone tutti sullo stesso piano e chi non è in grado di domare la "ribellione" del terreno può perdere sogni e minuti. Lo scorso anno la caduta di Froome e la fatica di Contador, nel giorno dell'apoteosi di Nibali. Lo Squalo riparte da Seraing con un piano tattico ben preciso. Recuperare parte del disavanzo prima dei Pirenei è un imperativo e il pavé è il luogo di caccia ideale. 

Si parte dal Belgio, la prima parte è relativamente facile, con la presenza di un solo Gpm di 4° categoria ad alterare la linearità del percorso. Cote de la Citadelle de Namur, 2 km al 4,8%. Al km 103,5 il primo tratto in pavé, Pont a Celles - Gouy Lez Piéton, 1200 metri. Dopo il traguardo volante di Havay, la corsa entra nel vivo. 

Gli ultimi 50 km sono esplosivi, perché presentano, in rapida sequenza, sei tratti in pavé. I più lunghi sono posti nel tratto finale: Fontaine au Tertre - Quiévy, 3700 metri, Avesnes les Aubert - Carniéres, 2300 metri.

Chiusa l'esperienza sul pavé al traguardo mancano poco più di 13 km, chi esce con le ossa rotte non può rientrare sui battistrada. Oggi può saltare il banco.