Stanchezza, nervosismo e mancanza di lucidità. Chris Froome arriva sul traguardo di La Toussuire appannato, forse addirittura impaurito per il tempo perso in classifica, certamente nervoso per quanto accaduto. Per la prima volta in questo Tour de France Nairo Quintana lo ha staccato in salita con un'azione potente e finalmente convinta; per la prima volta Chris Froome si è trovato isolato, prima sul Croix de Fer e poi sull'ascesa conclusiva. 

La sua frullata non è bastata per colmare quel divario che aumentava centimetro dopo centimetro e che gli costerà alla fine 30 secondi. Piccolissime incertezze nel programma scientifico del capitano del team Sky, al quale basterà gestire la corsa sull'Alpe d'Huez per portare a casa il suo secondo Tour de France. Evidentemente, però, basta un piccolo fuori programma per mostrare le debolezze di un campione assoluto, un atleta infinitamente più grande di quei piccoli tifosi che lo insultano sulle salite e di quegli appassionati da tastiera che insinuano sospetti sulla base del nulla. 

Chris Froome segue un copione tattico e atletico ben preciso: percorso studiato nei minimi dettagli, preparazione atletica capillare, numero di pedalate e di watt da rispettare rigorosamente. Ecco allora che si rompe qualcosa quando viene attaccato da lontano e quando, come oggi, un inconveniente meccanico si mette in pezzo alla sua scalata della Croix de Fer. Proprio in quel momento Vincenzo Nibali decide di scattare, forse perché non si è accorto dell'inconveniente capitato a Froome o forse perchè la "corsa è corsa" e tutto sommato il suo attacco non è certo contro il britannico dal quale distava oltre 8 minuti in classifica generale. 

Un'azione, quindi, per molti inelegante, ma del tutto legittima. Non la pensa allo stesso modo Froome che a fine tappa, vittima forse del nervosismo e della stanchezza, attacca duramente Nibali. A riportarlo è lo stesso Squalo dello Stretto: «Froome mi ha aggredito con parole dure sul pullman dopo la tappa, ma io non sapevo niente di quello che era successo. Cosa mi ha detto? Non le riferisco, sono state troppo dure, troppo ingiuste per essere ripetute (Fonte Gds)». 

Un finale, dunque, che mette ulteriore pepe alla tappa più bella di un'edizione del Tour de France assai povera di emozioni. Tutto sommato è anche bello che si accendano rivalità tra i corridori, in un ciclismo dallo "scatto negli ultimi cinque chilomentri" e dal tatticismo esasperato.

Ben vengano gli attacchi da lontano e ben vengano anche gli screzi post tappa purchè rientrino nelle dinamiche della corsa.