Quando ha dichiarato che avrebbe preso parte all’ottantesima edizione della Vuelta, quelli dell’organizzazione non potevano crederci. E’ stata una mossa un po’a sorpresa, quella di Chris Froome, quando tutti pensavano che fosse sazio dopo la vittoria alla Grande Boucle. Ma si sa, i fuoriclasse non hanno mai la pancia piena. E così, il keniano naturalizzato britannico del Team Sky sarà ai blocchi di partenza di Puerto Banùs, sabato 22 agosto, per cercare di lasciare il segno anche nella terza grande corsa a tappe del World Tour, con la speranza di arrivare in maglia rossa a Madrid, 21 tappe dopo. Soltanto a due ciclisti, nella storia, è riuscita la storica accoppiata Tour-Vuelta: ce l’hanno fatta Anquetil nel 1963, e poi Hinault nel 1978. Solo per farsi un’idea della portata di queste due imprese, entrambi sono degli alieni che in carriera hanno portato a casa la bellezza di 5 Tour de France a testa (record assoluto).

Tanti indizi lasciano ipotizzare che il trentenne Froome possa essere il terzo ad entrare nella storia. Primo: il corridore del Team Sky si è dimostrato, nelle prime due settimane di Tour, una spanna sopra a tutti gli altri. Forte della sua progressione “a mulinello”, molto brutta da vedere ma estremamente efficace, ha creato il vuoto tra sé e gli avversari nelle prime tappe di montagna, colmato soltanto nei tapponi finali dagli uomini Movistar e da un decisamente tardivo Vincenzo Nibali.

Secondo, il percorso della Vuelta sembra essere disegnato apposta per lui: su 21 tappe, ben 13 sono di media ed alta montagna, in un percorso spettacolare che poco o nulla lascerà ai velocisti. Due fattori su tutti, però, ritagliano la gara a favore del detentore del Tour: una crono individuale a Burgos in principio di terza settimana, sufficientemente lunga, che potrebbe scombinare molto le classifiche definite in precedenza; e soprattutto, la concentrazione dei tapponi più aspri (su tutti, l’undicesimo da Andorra La Vella a Cortals d’Encamp) nella seconda settimana di gara. Froome, infatti, lungi dall’essere quella macchina che dipingono i suoi più accaniti denigratori, ha dimostrato di essere fin troppo umano nel sentire la fatica: finale di Tour docet. Una terza settimana più tranquilla potrebbe consentirgli di gestire il vantaggio o, in alternativa, di sfruttare le sue doti da cronoman per recuperare secondi preziosi e giocarsi il tutto per tutto sulle ultime salite.

Terzo, il fattore psicologico: Froome arriva alla Vuelta 2015 dopo due secondi e un quarto posto. Decisamente frustrante per chi, come lui, è abituato a vincere. Nel 2011, il gradino più alto del podio gli venne strappato dal padrone di casa Juan José Cobo; nel 2014, da un altro spagnolo, Alberto Contador. Ora, per il britannico è arrivato il momento del riscatto: questa volta, parte da favorito numero uno, e sembra avere la concentrazione dei giorni migliori.

Attenzione, però, alle insidie che Froome potrebbe correre nel corso della gara: su tutte, la più grande si chiama Movistar. Si vocifera che il team spagnolo, impaurito dal suo ingresso in gara, abbia cambiato le gerarchie della squadra, spostando Quintana come uomo di classifica con Valverde a supporto. La Movistar viene da un Tour abbastanza rinunciatario, giocato a mantenere il podio alle spalle del campione del Team Sky. Ora, la strategia potrebbe essere rovesciata: cercando di sfruttare il fatto che Froome ha già speso molto per il Tour, il team iberico avrà la possibilità di proiettarsi da subito all’attacco, forte di un duo di stelle di indiscusso talento che potrebbe sfiancare il britannico dilazionando le energie di due corridori, anziché di uno solo. E ovviamente, come terzo incomodo c’è l’Astana: di Aru, che sta preparando da mesi la Vuelta, e che per vincerla ha rinunciato al Tour; di Nibali, che con Froome ha un rapporto tutt’altro che idilliaco; e, perché no, di Landa Meana. Un parterre di corridori che faranno di tutto per complicare la vita al ciclista britannico: la sua Vuelta sarà tutto fuorché una passeggiata.