Dopo aver occupato due dei tre gradini del podio dei Campi Elisi all'esito del Tour de France dello scorso luglio, il team Movistar si accinge a ripartire per la corsa di casa, quella Vuelta a Espana da anni terreno di caccia di scalatori e attaccanti. Saranno ancora una volta - così come alla Grand Boucle - Alejandro Valverde e Nairo Quintana a guidare la squadra iberica durante l'arco delle tre settimane di corsa, spartendosi oneri e onori derivanti dall'assunzione del ruolo di capitano. 

L'attacco a due punte sembra essere il principale leit-motiv della vigilia di questa edizione della Vuelta. Già Vincenzo Nibali e Fabio Aru dell'Astana hanno dichiarato di aver intenzione di dividersi il compito di guidare il proprio team, lasciando tuttavia perplessi alcuni tra tecnici e addetti ai lavori. La coesistenza di due grandi corridori in una corsa a tappe di tre settimane è stata invece appena sperimentata dalla Movistar sulle strade dell'ultimo Tour de France. Prima Valverde, poi Quintana, si sono assunti la responsabilità di attaccare la maglia gialla Chris Froome, nonostante solo il colombiano sia riuscito a mettere in difficoltà l'avversario del team Sky negli ultimi giorni sulle Alpi. Il percorso della Vuelta 2015 è - come ormai consuetudine - riservato a grimpeur puri e a corridori comunque competitivi in salita. Varie le trappole disseminate lungo il percorso, oltre alle ascese pirenaiche inserite dagli organizzatori al termine della prima settimana.

La tattica di gara adottata dalla Movistar al Tour ha rappresentato uno degli argomenti più dibattuti dell'intera Grand Boucle da poco conclusasi. L'atteggiamento particolarmente remissivo di Quintana, mantenuto fino alla tappa con arrivo a La Toussuire, ha scatenato dubbi e polemiche sulla reale bontà della strategia di corsa del team spagnolo. Troppo timido il colombiano su un percorso tanto duro per le abitudini del Tour, praticamente invisibile Valverde, bravo a raggiungere il terzo posto in classifica generale senza aver mai attaccato con decisione in salita. Il tema si ripropone adesso alla partenza di Marbella: il giovane Quintana potrebbe giovarsi di una condizione atletica superiore rispetto a quella mostrata nelle prime tappe del Tour, e andare così immediatamente all'assalto della maglia roja. Oppure si potrebbe riproporre lo scenario già visto poche settimane fa, con il colombiano in versione attendista e Valverde a movimentare la corsa nei primi giorni di gara.

Il tracciato della Vuelta non sembra tuttavia concedere sogni di gloria al murciano, ormai trentacinquenne e difficilmente competitivo qualora la corsa dovesse accendersi già dalle prime battute. Più facile immaginare un Quintana investito dei galloni ufficiosi di capitano della Movistar, con il compagno di squadra a fungere invece da solida spalla per l'ultima maglia bianca del Tour de France. D'altra parte sarebbe tatticamente sconsiderato ripetere la strategia conservatrice della Grand Boucle, capace di fruttare due piazzamenti sul podio ma mai in grado di impensierire realmente Chris Froome. Le condizioni degli altri favoriti faranno presumibilmente la differenza per l'esito della Vuelta del duo Valverde-Quintana. Un Nibali aggressivo costringerebbe infatti gli altri scalatori del gruppo a modificare la propria condotta di gara sin da subito, evitando tatticismi di sorta, anche in considerazione della prova a cronometro di Burgos (39 km di corsa contro il tempo ad aprire la terza settimana), in cui i vari Froome e Van Garderen potrebbero infliggere distacchi non più recuperabili in vista della passerella finale in programma a Madrid il 13 settembre.

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]