Come da previsione, la diciottesima tappa della Vuelta 2015, da Roa a Riaza in Castilla y Leon, si risolve in maniera abbastanza interlocutoria. E questo è abbastanza normale, visto che viene dopo un tour de force spettacolare che, tra il trittico di montagna della seconda settimana e la crono di Burgos, ha ridotto le energie dei corridori al lumicino.

A spuntarla, è Nicolas Roche, classe 1984, facilmente riconoscibile in gara per il tricolore irlandese attaccato alla manica destra della sua divisa del Team Sky. Come al Giro, persa la generale per l'infortunio di Froome, il team britannico si deve rifare con una vittoria di tappa, e l'irlandese riesce alla perfezione nell'intento. Bella la sua gara, iniziata con la lunga fuga di giornata, concretizzata con l'affondo in salita al puerto della Quesera, terminata alla perfezione con una discesa non facile gestita con ordine e uno sprint bruciante sul diretto rivale di giornata, Haimar Zubeldia del Trek Factory Team. Il profilo della tappa, con un gpm di prima categoria dopo 181 km (su un totale di 204), e arrivo in discesa per gli ultimi 13, ha permesso al corridore del Team Sky di attuare una strategia molto offensiva, coadiuvata dall'utile accordo di giornata, infrantosi sul rettilineo finale, con lo spagnolo. Per Roche, seconda vittoria alla Vuelta, dopo quella di Baiona nel 2013 e tanti buoni piazzamenti in generale (su tutti, il quinto posto nello stesso anno).

La salita del Puerto de la Quesera ha permesso però anche agli uomini di classifica di cercare di scombinare un po'le carte in tavola in vista dell'ultimo tappone di montagna, in programma sabato. Su tutti, Fabio Aru ha fatto vedere tanta grinta e determinazione e, a dispetto di quanto detto dal ds Martinelli che aveva promesso l'attacco finale a Tom Dumoulin non prima di sabato, ha provato due affondi nei punti più duri della salita, sempre ben domati dall'olandese del Team Giant-Alpecin, attuale maglia rossa, bravo a restargli alle costole. In salita, buoni tentativi anche per Majka, Chaves e Valverde, tutti domati dal gruppo dei migliori. Infine, da segnalare all'inizio della discesa anche un affondo di Quintana, rimasto anch'esso senza esito.

L'arrivo in gruppo degli uomini di generale non cambia niente in vetta alla classifica, ma, come chiave di lettura della tappa, possiamo analizzare l'aggressività di Fabio Aru, ora favorito indiscusso della corsa, e lo splendido lavoro del Team Astana, sempre in cima al gruppo a guidarlo. La menzione d'onore, oggi, va ad Andrey Zeits e Diego Rosa. Perché ogni tanto, bisogna ricordare anche i "gregari", senza i quali certe corse non si vincerebbero.