Ciclismo VAVEL

Il Gigante e il Cavaliere

Dumoulin - Aru, la Vuelta è questione di dettagli.

Il Gigante e il Cavaliere
Vuelta, Aru - Dumoulin
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Di Johnathan Scaffardi

Fabio Aru è figlio del ciclismo, ama il mestiere, la fatica. Giovane, è grande. La Vuelta, da Capitano, è l'occasione per mettere la firma nel panorama mondiale delle due ruote, per dire "da oggi mi siedo anch'io al tavolo". La sua ombra è però imponente, il rosso fuoco che colora Dumoulin è uno spettro difficile da allontanare. L'Aru che digrigna i denti a crono è un Aru che crede nell'impresa. L'altro, il Gigante d'Olanda, è un esempio stilistico contro il tempo, divora la strada e ribalta le gerarchie della montagna, schiaffeggia Purito e rifila un montante a Fabio. 

Nel Giro delle pendenze da capogiro, un passista con licenza d'uccidere. Dumoulin, intelligente interprete, procede con frequenza elevata, tiene a bada chi in salita può, si lascia sfilare quando necessario. Davanti scherzano, stilettate tra i monti, ma nessun affondo, e i distacchi al tramonto della seconda settimana sono spifferi che non precludono il ritorno altrui. 

Dumoulin spende il suo colpo a crono, sfila la maglia ai tenori leggeri e mette in scacco re e sudditi. Resta un Cavaliere, a una manciata di secondi. Sardo, dei sardi porta in dote il carattere, cocciuto. Fabio Aru sa che la strada concede ancora spazio, 3 secondi in fin dei conti sono nulla, in uno sport di insidie, trappole, abbuoni. Nemico giurato è il tempo, perché Madrid attende la carovana per la passerella finale. Allora occorre attaccare, ad ogni costo. 

Guerra di nervi verso Riaza, l'Astana alza il ritmo, Aru sprinta, quattro-cinque volte, Dumoulin non perde un metro, gli altri piazzano spunti improvvisati, il percorso non consente colpi di coda, la scalata è pedalabile, è il terreno dell'olandese volante. Quando la discesa chiude le ostilità, Dumoulin ha un rimbalzo d'attacco e Aru perde qualche metro. Si torna a miti consigli, si lancia la volata, attenzione anche al minimo buco. 

Oggi, a Avila, trappole d'arrivo, vento, pavé, l'Alto de la Paramera, questione di sguardi. Quello di Aru, puntato in avanti, quello di Dumoulin, fisso sul numero dell'azzurro. Domani, a Cercedilla, cambia lo scenario. Quattro Gpm, l'ultimo, ai meno 20, che accarezza i 2000 metri, 1835 al Puerto de Cotos. Scalfire le certezze di Dumoulin, senza esporsi al contraccolpo della fatica, saggiarne la tenuta mentale, sorprendere. Coraggio e cuore, secondi che fuggono via, secondi che dividono Aru dal rosso di Spagna. Un Gigante e un Cavaliere.