I rapporti tra Vincenzo Nibali e il team Astana avevano raggiunto i minimi storici all'inizio dello scorso Tour de France, quando il gran capo della squadra kazaka, Alexandre Vinokourov, aveva attaccato il suo corridore per i risultati - a suo dire disastrosi - ottenuti durante la stagione 2015. Dopo una Grand Boucle in buona misura deludente, Nibali si era ripresentato in grandi condizioni alla partenza della Vuelta a Espana, prima di essere espulso dalla corsa per traino irregolare (la cui responsabilità è probabilmente da addebitare più all'ammiraglia che al campione italiano). Il conseguente trionfo di Fabio Aru, già erede designato dello Squalo dello Stretto, rende ora ancor più difficile da decriptare la posizione di Nibali nei programmi dell'Astana.

Il venticinquenne sardo ha infatti immediatamente fatto sapere di gradire un'esperienza al prossimo Tour de France (partenza da Mont Saint Michel, Normandia, ma percorso ancora da scoprire), avendo superato a pieni voti il biennio contrassegnato dalla doppia partecipazione a Giro e Vuelta. Saranno tutte da verificare dunque le rispettive programmazioni, di Aru e Nibali, per la prossima stagione agonistica. Mentre è probabile che il messinese torni a gareggiare sulle strade italiane nella corsa rosa, meno chiaro è ciò che potrebbe accadere al Tour, da anni ormai evento centrale del panorama ciclistico internazionale cui nessuno dei grandi corridori vuole rinunciare. Ecco che Nibali potrebbe tentare l'accoppiata Giro-Tour, ben consapevole tuttavia delle difficoltà dell'impresa, come ampiamente dimostrato all'ultima Grand Boucle da Alberto Contador, andato a picco sul tracciato francese. Nè Aru nè Nibali sono uomini da grandi classiche (per quanto Vincenzo abbia negli anni provato a cimentarvisi soprattutto con la Liegi-Bastogne-Liegi), e caratteristiche simili, ancorchè non identiche, pongono problemi di compatibilità quanto alla partecipazione agli stessi eventi.

Al momento Fabio Aru non appare pronto per poter competere per il podio dei Campi Elisi, in considerazione delle sue difficoltà a cronometro e dell'inevitabile difficoltà ad approcciare per la prima volta un Tour de France dove saranno presenti, e presumibilmente nelle migliori condizioni, i vari Froome, Contador e Quintana. Ma il sardo, ostinato come da tradizione della sua terra, sembra già orientato verso la prosssima campagna di Francia, ritenendo di aver concluso il periodo di apprendistato con la vittoria della Vuelta. Dal suo canto, Nibali difficilmente si lascerà scappare l'occasione di tornare al Tour per rivincerlo, dopo non essere stato in grado di difendere il trionfo del 2014. In questo scenario non è da sottovalutare la scadenza di contratto dello Squalo a fine 2016, quando - verosimilmente - le strade del siciliano e dell'Astana si divideranno. Ecco perchè rimane difficile provare ad immaginare se il team kazako asseconderà le richieste di Nibali, o invece lo costringerà a ripiegare sul solo Giro d'Italia, lanciando Aru tra le stelle del Tour.

Si preannuncia dunque un'annata complicata per il duo italiano dell'Astana: entrambi rappresentano il meglio che il ciclismo azzurro possa offrire, ma la definitiva esplosione di Aru nello stesso team di Nibali potrebbe rendere meno semplice una coabitazione già difficile dal punto di vista tecnico. Uno dei possibili scenari è appunto quello che si  già verificato in passato alla Liquigas, quando il rampante Nibali decise di abbandonare il team dell'allora capitano Ivan Basso, per mettersi in proprio altrove. Anche stavolta potrebbe essere il messinese a dover fare le valigie, con Aru che rimarrebbe dov'è. A meno che l'Astana non decida di sciogliere immediatamente il nodo relativo a Nibali attraverso una risoluzione del contratto anticipata alla fine del 2015. Sarebbe un colpo a sorpresa, tuttavia ancora possibile in virtù di un rapporto ormai logoro tra l'attuale campione italiano e Alexander Vinokourov.