Simone Consonni, Gianni Moscon, ma anche Martinelli. L'Italia giganteggia a Richmond. Non arriva l'oro, ma il secondo posto di Simone Consonni accende i riflettori su una meravigliosa prova corale. La giornata azzurra è un perfetto connubio di talento e coraggio, carattere e disciplina. Martinelli alza la voce, attacca, sfrontato come solo i campioni in erba sanno essere. Moscon si alza per infiammare la corsa al tramonto. Un beffardo colpo di pedale rintuzza i sogni italiani. Resta un'ultima carta. La volata è all'orizzonte, solcato l'infido pavè. L'Italia si compatta, Moscon sveste i panni dell'attaccante e indossa quelli ugualmente nobili del gregario. Insieme, verso l'iride. Moscon trascina Consonni, poi lo sparo, una progressione che trova un epilogo d'argento. Davanti, braccia alzate, Ledanois. Bronzo Turgis. Quarto Gianni Moscon. Medaglia di valore, perché frutto del lavoro di tanti, l'individuo si fonde e diventa squadra, monito per i più grandi, perché domani, sulle strade d'America, l'Italia deve sovvertire il pronostico.

Quest'oggi, spazio alla prova femminile, anche qui mettiamo sul piatto carte da medaglia. Il mazzo da cui può scegliere Savoldi è ricco, Giorgia Bronzini in primis, per esperienza e classe. Tatiana Guderzo è regista occulta, ma di straordinaria importanza, Elena Cecchini è la ventata d'ottimismo, la sensazione di freschezza. Anni 23, 9 meno di Giorgia, il futuro del ciclismo italiano. Poi Marta Bastianelli, un gradito ritorno, e  a chiudere Elisa Longo Borghini, Scandolara e Ratto. Poche squadre possono vantare un arsenale del genere, giusto provarci fino in fondo. Attenzione al meteo, la pioggia può condizionare la corsa.

In chiusura, un salto nella categoria juniores. Ieri, ennesima dimostrazione di Chloe Dygert. La statunitense straccia le rivali, se ne va sola e ancora una volta infligge distacchi pesanti. 1'23 alla connazionale White, il mondo osserva a distanza.