Da promessa del ciclismo internazionale a campione del mondo della prova in linea su strada di Richmond 2015. La vittoria di ieri di Peter Sagan spazza via in un colpo solo luoghi comuni e critiche di ogni tipo riservate nelle ultime due stagioni a questo fuoriclasse slovacco. Accusato di non riuscire a competere nelle classiche monumento sopra i 250 km, criticato per qualche piazzamento di troppo nelle volate di gruppo del Tour de France (non la sua specialità, a onor del vero), Sagan ha dimostrato sulle strade della capitale della Virginia di possedere un talento unico e ineguagliabile. Forte in salita e resistente sugli strappi (persino sul pavè di Libby Hill), potente e veloce allo stesso tempo, il venticinquenne Peter non era dato tra i grandi favoriti del mondiale di Richmond. Kristoff, Degenkolb, Van Avermaet i più accreditati nelle previsioni della vigilia: tutti splendidi corridori, ma nessuno all'altezza del talento e della classe di Sagan, talmente competitivo su tutti i terreni da dover essere considerato pericolosissimo in ogni gara cui prende parte.

Erano in tre i componenti della nazionale slovacca ieri a Richmond. Ma contro le corazzate del mondiale (Italia, Germania, Belgio, Spagna e Australia) Sagan ha fatto ancora una volta tutto da solo. Condotta di gara estremamente accorta fino agli cinque chilometri, per poi lanciarsi in una progressione spaventosa sul ciottolato del finale del circuito iridato. Scollinato in testa alla penultima salita, lo slovacco ha fatto la differenza nei metri successivi, facendo il vuoto in discesa e resistendo al ritorno furioso del gruppo (splendido argento per l'aussie Michael Matthews davanti al lituano Navardauskas) mostrando una condizione impressionate e vincendo per distacco una corsa che molti pensavano si decidesse in volata. Per Sagan si tratta della prima vittoria di prestigio (e che vittoria) nelle gare di un giorno, dopo che sia la Milano-Sanremo che il Giro delle Fiandre lo avevano respinto nella sua pur breve carriera. Vero predestinato del ciclismo mondiale, Peter ha già messo insieme numeri da capogiro per un atleta della sua età: maglie verdi vinte in successione al Tour, tappe a Tour e Vuelta, trionfi assortiti tra Giro della California e Giro di Svizzera. Eppure sembrava che tutto questo non dovesse mai bastare ai suoi detrattori, capaci di trovare il modo di criticare un corridore eccezionale, forte su tutti i terreni, da marzo a ottobre.

Dopo un paio di annate in cui la maglia iridata era finita sulle spalle di ottimi corridori, ma non di fuoriclasse (non ce ne vogliano Rui Costa e Kwiatowski), i colori dell'iride tornano ora a splendere addosso a un campionissimo, chiamato adesso a scacciare anche la maledizione dell'anno post-mondiale. Ma per un fenomeno assoluto come Sagan, personaggio imprescindibile per il ciclismo contemporaneo, non sarà difficile fronteggiare anche questa difficoltà. Anzi, pensare di trionfare a Sanremo, o magari nelle classiche del Nord, in maglia iridata sarà certamente uno stimolo in più per lo slovacco, fuoriclasse dal talento cristallino, da ieri riconosciuto come tale anche dall'Unione ciclistica internazionale e consacratosi definitivamente al livello dei migliori di sempre.