La stagione del grande ciclismo si è ormai chiusa da tempo, con l'assolo di Vincenzo Nibali in mezzo alle foglie del Giro di Lombardia, ed è quindi possibile rivivere insieme un anno intensissimo, tra sorprese e conferme, trionfi e delusioni.

Grandi classiche.

Che fosse un corridore completo era noto a tutti gli appassionati di ciclismo, ma che John Degenkolb potesse passare nel giro di una stagione da specialista delle volate della Vuelta a famelico cacciatore di classiche non se lo aspettava davvero nessuno. Il tedesco non ha tremato nel condensato di emozioni della volata della Milano-Sanremo, battendo il norvegese Alexander Kristoff, già vincitore sulla riviera ligure e autore di una prestigiosa rivincita al Giro delle Fiandre. Lo scontro finale tra i due si è però svolto nella cornice - particolarissima e affascinante - della Parigi-Roubaix, con il celebre velodromo a chiudere la corsa dell'inferno del Nord. Ancora una volta un Degenkolb sornione ha bissato in volata il successo di Sanremo, precedendo il ceco Stybar e l'eterno piazzato Greg Van Avermaet. In mezzo, la Gand-Wewelgem, con il primo acuto italiano a firma Luca Paolini, veterano trovato poi positivo alla cocaina al successivo Tour de France e incappato in una serie di dichiarazioni scomposte che non hanno fatto altro che peggiorarne l'immagine, in attesa che venga fatta chiarezza su una sporca vicenda. Dalle pietre alle cotes delle Ardenne il passo è stato breve, con l'Amstel Gold Race ad accendere gli scattisti dell'ultimo chilometro su pendenze oltre la doppia cifra percentuale. In Olanda si è imposto il campione del mondo Michal Kwiatowski, che ha così nobilitato la stagione post titolo iridato con un successo di prestigio all'interno di un'annata nel complesso deludente. Secondo all'Amstel ma ancora una volta primo alla Liegi-Bastogne-Liegi Alejandro Valverde, lo spagnolo che ha dimostrato di avere un feeling particolare con la Doyenne, pochi giorni dopo il terzo successo in carriera sul Mur de Huy alla Freccia Vallone, altra classica belga che si interpone tra Amstel e Liegi.

La stagione delle grandi corse di un giorno è ripresa poi immediatamente dopo il Tour de France, con la sorpresa griffata Adam Yates a San Sebastiàn e il trionfo in volata del "gorilla" Andrè Greipel sulle strade di casa ad Amburgo. Antipasto del Giro di Lombardia è stata invece a fine settembre la Milano-Torino, vinta dal giovane Diego Rosa dell'Astana, pochi giorni dopo perfetto gregario di Vincenzo Nibali per l'arrivo di Como. La Parigi-Tours ha rappresentato infine una dolce appendice per i colori italiani, grazie alla vittoria di Matteo Trentin, bravo e fortunato ad approfittare dell'incidente occorso a Van Avermaet sul rettilineo finale. L'attesissimo mondiale di Richmond ha in buona misura deluso le aspettative, tra strappi in pavè spacciati per muri delle Fiandre e squadre sgonfiatesi negli ultimi giri del circuito della Virginia. La rassegna iridata è stata però nobilitata da un colpo da fuoriclasse di Peter Sagan, capace di sbarazzarsi nel finale di tutta la concorrenza e di zittire critici e scettici vincendo una corsa dura e lunga oltre 250 km.

Grandi Giri.

Due conferme e una sorpresa. Le prime due, targate Alberto Contador e Chris Froome, vincitori rispettivamente di Giro e Tour. Ma se l'Albertino da Pinto ha rischiato l'azzardo cercando una difficile doppietta, il kenyano bianco si è concentrato sulla Grand Boucle, dominandola nelle prime due settimane, salvo calare nelle ultime giornate alpine, messo alla frusta dal colombiano Quintana, secondo sul podio di Parigi e probabilmente troppo attendista insieme al compagno di squadra Valverde. Proprio in Francia si è consumato uno strappo difficilmente ricucibile tra Vincenzo Nibali e il team Astana, con il messinese accusato di aver fallito l'appuntamento che più contava, con l'ombra di Fabio Aru a seguirlo persino nell'acuto del riscatto della tappa della Toussuire. Già, perchè il corridore sardo si è arreso solo a Contador al Giro d'Italia e ha invece trionfato a sorpresa alla Vuelta, al termine di un duello esaltante con l'olandese Tom Dumoulin, mai visto a quei livelli prima della corsa spagnola. Un Aru generoso e sempre all'attacco ha incantato le folle italiane, che non hanno tuttavia nascosto la loro simpatia per Contador, perfetto nel gestire un Giro d'Italia non durissimo e di limitare i danni nell'ultima frazione sul terribile Colle delle Finestre. Mikel Landa è stato senza dubbio la principale novità nelle grandi corse a tappe: il basco, in gran forma al Giro, si è confermato anche alla Vuelta, ma non ha gradito alcune strategie di squadra della sua Astana, preferendo cambiare casacca a fine stagione e accordarsi con il Team Sky. Infine, da segnalare il brutto episodio dell'espulsione di Nibali dalla Vuelta per traino irregolare, un'immagine che contrasta con un ciclismo alla ricerca di un rilancio globale che non può non passare anche e soprattutto per una lotta senza quartiere al fenomeno del doping.

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]