La stagione sulle due ruote si accende al caldo del Sud America. Lunedì prende il via il Tour de San Luis, caratteristico appuntamento di gennaio che gode della partecipazione di alcuni dei protagonisti più illustri del ciclismo mondiale. Le sette tappe che colorano la rassegna fungono da naturale trampolino per affinare la condizione in vista di eventi di maggior peso. Il 2016 chiama alla ribalta i "grandi", impegnati non solo nel cammino consueto, ma "costretti" a valutare anche l'intermezzo olimpico di Rio (gli azzurri, proprio in questi giorni, sono attenti a studiare nel dettaglio il circuito brasiliano). 

A strappare l'attenzione in Argentina sono soprattutto Vincenzo Nibali e Nairo Quintana. Il siciliano deve fronteggiare la prepotente ascesa del compagno Aru e cancellare le difficoltà del recente passato, mentre il colombiano - giovane, ma da tempo al vertice - deve scrollarsi di dosso l'etichetta di secondo di lusso, prendere per mano la Movistar e conquistare finalmente il Tour, dopo il rosa del 2014. 

Senza Contador, la Tinkoff si affida a Majka e Sagan, fenomeno pronto a lanciare la prima stoccata. Assente Froome, curiosità per seguire la Nazionale mista italiana, guidata dagli esperti Viviani e Pozzato. 

Difende il titolo Diaz, scalatore argentino vincitore nel 2013 e nel 2015. Dopo il passaggio alla Delko Marseille Provence KTM (la scorsa stagione Diaz era in forza alla brasiliana Funvic), il nativo di Salta prova a confermare la tradizione favorevole in casa. 

Come detto, il via lunedì, con una cronosquadre di 21 km che non presenta particolari difficoltà. Tracciato ondulato, nessun GPM, terreno fertile per il nostro Malori, presente in appoggio a Quintana. 

La seconda tappa non sottopone i corridori di classifica a particolari pericoli, 181.9 km perfetti per i velocisti. Strappo iniziale, poi una lunga picchiata fino al km 100. Dopo un tratto in leggera ascesa, il passaggio a Villa Mercedes e l'inizio delle grandi operazioni. Probabile arrivo di gruppo. 

Si arriva, dopo 131 km, a El Cabildo. Il Tour de San Luis mette il plotone di fronte alle prime montagne. Sono tre i colli da scalare, l'ultimo, El Mirador del Potero, a 12 km dal traguardo. Rampa di lancio per uomini dal colpo di pedale. 

La quarta tappa è il primo snodo di classifica. I 140 km che conducono da San Luis a Cerro del Amago chiamano alla ribalta i migliori. Scossa al tramonto, per 110 km si procede a velocità di crociera, su un percorso che non costringe i protagonisti a sforzi eccessivi. Il finale è però costantemente all'insù, le pendenze si fanno importanti, ancor più data la condizione non ottimale. 

Attenzione alla quinta uscita. Tappa da non sottovalutare, perché priva di GPM, ma non di insidie. Si procede a vista, un continuo su e giù che può spezzare il gruppo e concedere la ribalta a chi, dopo il giorno di montagna, ha nelle gambe energie da spendere. Il traguardo è in leggera salita. 

Secondo e ultimo rintocco per i big. Anche qui, come in occasione della quarta tappa, difficoltà concentrate nel settore conclusivo. Verso Filo Sierras Comechingones 17 e più chilometri in costante ascesa, un muro che spreme il gruppo giunto ormai al termine della corsa. Qui si possono creare disavanzi importanti.

Chiusura sof nel di circuito di San Luis. Un solo GPM, di 3° categoria, nella fase d'avvio, poi nervoso svolgimento di tappa, con una volata annunciata a chiudere l'edizione 2016 della spettacolare battaglia sudamericana.