La più grande pattinatrice degli ultimi anni, di certo la più apprezzata in tutto il mondo, la coreana Yu-Na Kim, ha annunciato il ritiro dalle competizioni, al termine della gara che le è valso l'argento olimpico, non senza polemiche.

"Questa volta è stato diverso rispetto al 2010 perché non c'era un obiettivo chiaro. Quattro anni fa sarei stata pronta a morire per conquistare la medaglia d'oro, ma quest'anno non c'era un desiderio così forte."

Lascia dunque il pattinaggio di figura, lo sport che l'ha resa un idolo in patria e un esempio in tutto il mondo per la classe e l'eleganza che ha saputo esprimere sul ghiaccio, a soli 23 anni. E la conferma alle tante voci circolate, se non fossero bastate le sue parole, arriva dall'annuncio alla mancata partecipazione al prossimo Campionato Mondiale, di scena in Giappone, nel mese di Marzo.

Di certo, quanto accaduto ieri sera sulla pista dell'Iceberg Palace a Sochi lascia quel briciolo di amarezza per una carriera costellata di innumerevoli successi. Senza nulla togliere al bel programma presentato dalla diciassettenne russa Sotnikova, neo campionessa olimpica, il programma altrettanto perfetto della coreana meritava una maggiore considerazione a livello di punteggio, almeno per quella componente artistica che è sempre stata il suo marchio distintivo, come lo è stato per la nostra Carolina Kostner, ieri splendido bronzo. Detto questo, le polemiche che immagiamo si potrarranno per giorni, soprattutto in patria, dove si parla senza mezzi termini di complotto e dove la Kim è a tutti gli effetti una superstar, non inclinano per nulla ciò che questa giovane donna ha saputo costruire in carriera.

Oro a Vancouver 2010, che se ripetuto le sarebbe valso il record di terza donna nel pattinaggio a vincere due ori olimpici consecutivi, argento a Sochi 2014 ma non solo. Oltre alle due medaglie olimpiche spiccano infatti le sei medaglie mondiali equamente divise, due ori-due argenti-due bronzi, e l'oro ai Four Continents. Poi ancora un'oro ed un' argento ai mondiali juniores, per non parlare delle sei medaglie ottenute ai campionati sud-coreani.

Tenendo conto di tutte le gare disputate dunque, per dimostrare la sua grandezza, è sufficiente ricordare che non è mai scesa dal podio. Questa è classe, questa è perfezione, questa è maestria, questa è storia, la  sua e di questo sport a cui ha donato molto. Ed è ciò che resterà, in barba a qualunque strascico polemico, sia più o meno giusto, oggi, portare avanti.