L'Italia ci crede, ci crede Giovanni Malagò. La candidatura olimpica è forte, perché forgiata su una base di competenza e valori. Donne di sport, Bianchedi e May, un gruppo coeso che ogni giorno colora di realtà un sogno a cinque cerchi. 

Ieri, un palazzetto dello sport gremito, una festa, come deve essere un evento olimpico. Un passo importante, dare a Roma 2024 un volto. Connubio tra storia e modernità, tradizione e innovazione. Il Colosseo, simbolo della città eterna, campeggia in primo piano e va a sfumare fino a sfociare in una pista d'atletica, sì, l'atletica, regina dello sport. Sotto la scritta ROMA, i cerchi della gloria, sorrisi di piacere. 

Studenti, bambini, ragazzi, il futuro batte le mani, fragorosamente, e osserva, perché ogni immagine ricostruisce un pezzo del passato, catapultandolo nel presente. Benvenuti e Russo, i volti della boxe, Oxana Corso, istantanee di un vissuto magico che si allineano all'esperienza odierna. 

Mentre il mondo si interroga - con Boston e Amburgo ad ufficializzare il passo indietro - l'Italia avanza, forte delle sue convinzioni. Organizzare un'Olimpiade non è cosa da poco, è impegno rischioso e gravoso, forse impossibile. La risposta a settembre 2017, la volata parte da Roma, sguardi illuminati, che trascinano anche i dubbiosi della prima ora. 

Coriandoli che scendono dalla sommità del palazzo e inondano i presenti, mani al cielo, è un'atmosfera magica, è un richiamo olimpico, difficile - anche di questi tempi - dire di "no". 

"Questo entusiasmo vale un referendum" dice Montezemolo, e forse non ha tutti i torti.