La nuotatrice di Mirano cambia stile, ma non l’abitudine alla vittoria e si siede sul trono d’Italia dei 100 dorso, a un passo dal tempo limite per il Mondiale. Rilassata e sorridente, fuori e dentro l’acqua mostra una leggerezza fisica e mentale, cui non eravamo abituati e dispensa sorprese gradite e più di una conferma.

La ragazza non ha disimparato a fare ciò che le riesce meglio, non ha ancora raggiunto l’età del pensionamento (sebbene la concorrenza internazionale vanti qualche anno meno) e ribadisce la sua naturale attitudine alla competizione. Nell’anno sabbatico, dove tutto è preso meno sul serio, lo sguardo della tigre allo stacco dai blocchi non manca e la voglia di tenersi stretto lo scettro, non appena toccata l’acqua, abbonda. Perché le pressioni e le aspettative saranno ridotte al minimo termine, ma la sensazione piacevole di essere la regina è qualcosa di cui difficilmente si riesce a fare a meno.

Intelligente e consapevole, Federica ammette onestamente di non poter cercare la ribalta internazionale in uno stile non suo e pare stupirsi dei risultati fin qui raggiunti. Stupore che in realtà nasconde la felicità di non essersi sbagliata, di aver fatto ancora una volta la scelta giusta, di aver intrapreso la strada buona per il ritorno al vertice. Perché al di là del1’00”69, a meno di mezzo secondo dal minimo iridato, il corpo risponde, le sensazioni sono positive e in vasca tecnici e appassionati possono nuovamente gustarsi la sua sfilata prorompente.

La nuotata è fluida, le bracciate sono ampie, ogni movimento appare semplice e poco forzato. La tecnica, che a Londra sembrava scomparsa, ha nuovamente raggiunto livelli di eccellenza, senza andare a inficiare potenza e forza, determinanti nella progressione micidiale, che da sempre la contraddistinguono e che anche in terra romagnola hanno fatto la differenza (30”77 i secondi 50 m).

Arianna Barbieri prova a metterla “ko” con un passaggio veloce (29”50), salvo constatare che per piegare la sirenetta veneziana è necessario ben altro e incassare il sorpasso anche di Elena Gemo, entrambe oltre 1’01”50. La corona tricolore, così, rimane ben salda sulla testa di Federica, che dichiara di essere prossima alla partenza per Narbonne, dove la aspetta un mese di lavoro con Lucas a Maggio.

La gioia e la soddisfazione della Pellegrini e di tutto il movimento del nuoto non può e non deve, però, far passare sotto silenzio la preoccupante assenza di sue degne eredi: se la sua vittoria è l’ennesima conferma del suo talento e del suo DNA da campionessa, non avere nuotatrici in grado di impensierirla nemmeno in discipline non sue è un segnale d’allarme su cui intervenire al più presto.

Allarme che invece non riguarda il settore maschile, dove ben cinque staccano il pass mondiale e gli atleti di vertice risultano assoluti protagonisti. Fabio Scozzoli si arrende a un ritrovato Mattia Pesce, con cui partecipa alla finale italiana di 50 m rana più veloce di sempre e prenota un posto a Barcellona (27”32-27”38). Negli 800 m stile libero, Gregorio Paltrinieri e Gabriele Detti imitano i compagni e in più regalano spettacolo, con il secondo che sfrutta l’accelerazione nel finale per riprendere il primo, oramai in pieno controllo, e fermare il cronometro spalla a spalla su tempi tra i migliori a livello internazionale (7’48”22-7’48”43). Ma è la finale dei 100 m, tradizionalmente avvincente, a servire la “crème de la crème”: Luca Dotto, malgrado lamentasse un po’ di stanchezza, mette in fila tutti e vola in seconda vasca con una facilità disarmante, chiudendo in 48”46 (anche lui con valigia per la Catalogna), mentre dietro è lotta all’ultimo respiro tra i giovani Leonardi e Orsi e l’irriducibile Magnini (49”13 - 49”14 - 49”20).