Nel sorriso di Campagna, immerso nell'acqua magiara al termine di una finalina tesa, dura, a tratti bellissima, c'è tutto l'orgoglio di un movimento. Partiamo dal CT, perché l'impresa nasce lontano dalle piscine, nasce da una scelta, di cambiamento. La pallanuoto azzurra sceglie di rinnovarsi in vista del nuovo ciclo olimpico, saluta i grandi del passato e lancia nella Budapest europea i giovani campioni del Mondiale Under 20, i talenti di casa nostra. Nell'Italia ancorata al passato, figlia della tradizione, del vetusto, ecco una ventata d'ottimismo, una scelta diametralmente opposta. 

Vince il gruppo, vince un'idea. La medaglia di bronzo che il Settebello si mette al collo in Ungheria, nella patria della disciplina, è un'oasi di racconti, aneddoti, spunti. C'è Valentino Gallo, richiamato d'urgenza dopo il forfeit di Nora, c'è Di Fulvio che in piscina nemmeno doveva tornarci, c'è l'eterno Tempesti, c'è Giorgetti, uno che avrebbe potuto vestire anche la maglia ungherese. Su tutti Pietro Figlioli, il campionissimo. Il miglior giocatore d'Europa, senza paura di essere accusati di patriottismo lo gridiamo a gran voce. 

Soffre l'Italia contro il Montenegro, perché i nostri avversari covano dentro rabbia repressa, dopo il quarto tempo con la Serbia in semifinale. L'inizio è tutto loro. Due volte finiamo sotto di un break, con Tempesti non perfetto. Si appoggia al palo, volge lo sguardo al cielo, rassicura i compagni. Grande capitano. Sotto 4-2, sale al proscenio Figlioli. Inventa una parabola di bellezza stordente, nel momento più difficile. Un ideale trampolino di lancio, perché da quel momento non volgiamo più lo sguardo. Giorgetti spara da fuori, senza paura. Figari si iscrive alla partita. Il Montenegro si spaventa. Gente come Ivovic soffre. Siamo grandi, insieme. 

11-9, questo il punteggio che si legge sul tabellone luminoso di Budapest. Abbiamo sfiorato l'impresa con l'Ungheria, spento la luce alla Croazia olimpica, vinto contro il Montenegro. In quel che per livello assomiglia a un appuntamento dai confini ben più ampi, abbiamo elevato testa e spalle al di sopra dubbi e critiche. Il futuro della pallanuoto è roseo, azzurro. 

L'oro è per la grande Serbia che, dopo lo spavento patito contro i rivali storici del Montenegro, travolge i padroni di casa in una finale senza storia. 12-7.