Aveva già detto stop Michael Phelps, si era guardato dentro e aveva scelto di prendersi una pausa per frequentare un programma in grado di aiutarlo a capire il perché di determinati gesti, di determinate azioni. Sui social l'annuncio di una pausa dal nuoto, quel nuoto che lo ha reso grande, inarrivabile, ma che forse ha causato nel ragazzo prodigio anche oscuri problemi, di stress, di popolarità.

Il rientro dopo Londra, le prime medaglie ai Panpacifici, l'obiettivo iridato di Kazan. Si colora di nero il quadro di Michael e a prendere possesso della scena sono alta velocità e alcol, demoni non nuovi nella vita del campione americano. Dopo il 2004, un altro colpo alla credibilità del più vincente di sempre. Il rifiuto iniziale di piegarsi alle richieste della polizia, la folle corsa a una velocità quasi doppia rispetto ai limiti consentiti nello stato del Maryland, un tasso alcolemico di 0,14 rispetto allo 0,08 ammesso. L'arresto e ora la mazzata. 

La Federazione nuoto degli Stati Uniti ha sospeso Michael Phelps per 6 mesi, annunciando inoltre che il ragazzo non prenderà parte alla spedizione per Kazan. Un annuncio che giunge poco dopo quello del campione via twitter, una brusca frenata dopo la ripartenza lanciata. Phelps si prepara alla battaglia più difficile. In acqua ha vinto tutto, in ogni gara, contro qualsiasi avversario, resta da sconfiggere ora un male più difficile, perché dai contorni non definiti, Phelps si prepara a dialogare con se stesso e il ritorno, in acqua, non è ora così scontato. 

Il tweet di Phelps:

Swimming is a major part of my life, but right now I need to focus my attention on me as an individual

— Michael Phelps (@MichaelPhelps) 5 Ottobre 2014