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Federica, classe infinita

La medaglia di argento nei 200 sl dei mondiali di Kazan è solo l'ultimo traguardo di una carriera strepitosa, eccezionale per continuità e competitività. La personalità elemento chiave dei successi della Pellegrini.

Federica, classe infinita
Federica, classe infinita
Andrears
Di Andrea Russo Spena

L'argento conquistato ieri da Federica Pellegrini nei 200 stile libero dei mondiali di Kazan è solo l'ennesima medaglia raccolta da una campionessa eterna, in cui talento e determinazione si fondono da anni in un mix perfetto di classe ed eleganza. Undici stagioni sulla cresta dell'onda per la più forte atleta - non solo nuotatrice - italiana di tutti i tempi. A ventisette anni appena compiuti (festeggiati con l'argento di ieri), Federica ha ormai aggiunto al suo indiscusso bagaglio tecnico una maturità che sembra consentirle di tenere testa ad avversarie ben più giovani.

Eccezion fatta per Katie Ledecky, la cui carriera si prospetta altrettanto gloriosa e ricca di primati di ogni tipo, nessuna delle rivali della Pellegrini è riuscita nel corso dell'ultima decade a sopravanzarla quanto a continuità e personalità. Tralasciando per un attimo le questioni tecniche, è probabilmente il carisma che la veneta emana già in camera di chiamata a costituire uno dei punti di forza di una campionessa inarrivabile. Il carattere mostrato in carriera dalla "Divina" - sin dalle Olimpiadi di Atene 2004 - è ormai un segreto svelato di Federica, padrona dei 200 sl ufficialmente solo dal 2008 (primo trionfo mondiale alle Olimpiadi di Pechino), ma nei fatti risalente almeno a tre anni prima. La condotta di gara è sostanzialmente rimasta la stessa man mano che Mondiali ed Europei si succedevano: ad un primo cento controllato ha sempre fatto seguito una progressione imperiale, soprattutto nella terza vasca, prima di lasciarsi dietro le avversarie di turno. Solo nell'ultimo anno si è notata una tendenza minima ad accelerare il passaggio ai 100 metri, in considerazione di una diminuita esplosività nel rush finale.

Ma il mondiale della Pellegrini non si chiude qui. C'è ancora spazio per provare a misurarsi nella velocità pura dei 100 sl e per riscrivere la storia nella staffetta 4X200, con ambizioni ben diverse da quelle del passato più remoto, quando Federica era l'unica esponente femminile di un certo livello del panorama natatorio nazionale. La sua esplosione, il suo riuscire ad essere personaggio anche fuori dalla vasca ha consentito a tutto il movimento di accodarsi a una campionessa irripetibile, vero punto di riferimento e volano per la crescita delle giovani leve. L'argento di Kazan rappresenta la chiusura di un'ideale cerchio iridato, cominciato a delinearsi a Montreal 2005, e poi sempre meglio definito a Shanghai, Roma e Barcellona. Impossibile non riportare le tappe di questo decennio d'oro della Pellegrini, senza dimenticare le prestazioni offerte nelle varie edizioni degli Europei.

Dopo l'argento olimpico conquistato ad Atene 2004 a 16 anni e 12 giorni (beffata dalla rumena Potec sgusciata via da una corsia laterale), Federica replicò il piazzamento ai mondiali di Montreal l'anno successivo, dietro alla francese Solenne Figues, in una gara che la stessa "Divina" ha dichiarato ieri di aver "buttato". Seguirono poi due stagioni difficili, chiuse con il bronzo di Melbourne 2007. Ancora le Olimpiadi di Pechino divennero il palcoscenico ideale per un'atleta del livello della Pellegrini: sconfitta nei 400 sl, conquistò l'oro di forza nei 200, scacciando via dubbi e paure. Da lì in poi una cavalcata solitaria, tra successi e primati mondiali: Roma 2009 e Shanghai 2011 le tappe iridate del periodo più luccicante di Federica, capace di stravincere anche nella mai troppo amata distanza dei 400. Infine, Londra 2012 e ciò che ne è derivato: cambio di preparazione, la sfida sul dorso, la "rinascita" - da Araba Fenice, non a caso - a Barcellona 2013, sino a giungere all'argento di ieri a Kazan. Un giro del mondo in dieci anni nel quale Federica Pellegrini ha reso orgogliosi gli appassionati di nuoto di una nazione intera.