La Grecia si mette al collo il bronzo mondiale, l'Italia si ferma, ancora una volta, ai piedi del podio. Sono i rigori a a decidere la finale per il terzo posto a Kazan, con gli azzurri "traditi" dall'imprecisione di Velotto e Di Fulvio. 11-9 il finale, dopo il 7-7 maturato nei quattro tempi di gioco. Un pizzico di rammarico, per un Settebello, che, aldilà dei limiti evidenti, di spessore caratteriale, di approccio alla partita, riesce comunque a lottare spalla a spalla con le nazionali di primo piano. Paga, l'Italia, un conto salato in termini d'esperienza e lo schiaffo serbo in semifinale è l'esemplificazione della difficoltà a giocare partite da dentro-fuori.

Con la Grecia, il Settebello riesce a non affondare, pur costretto a una gara di rincorsa. Afroudakis segna l'unica rete del primo tempo, con le difese a dominare l'incontro. Paura, tensione, si mescolano sentimenti diversi in acqua. Vlachopoulos trova due volte il gol, in rapida successione, la Grecia prova a creare un solco, ma l'Italia ha grande cuore e risponde, passo dopo passo. All'intervallo lungo, è +1 per i nostri avversari. La scarica ellenica del terzo tempo rischia di far saltare il banco, ma Aicardi veste i panni del protagonista e riacciuffa la partita. 4-4, in questo frangente, 7-6 Grecia nel computo totale.

Mancano 8 minuti, spiccioli che separano la gloria dalla più profonda delusione. Il braccio si fa pesante anche per la Grecia, non per Figlioli, un campionissimo oltre le qualità tecniche. Un siluro del colosso ristabilisce la parità, 7-7, si va ai tiri di rigore.

Grecia impeccabile, Italia due volte respinta. L'amaro calice della sconfitta, due anni dopo. Il Settebello chiude quarto, come due anni fa, ma la squadra di Campagna ha un futuro.

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Johnathan Scaffardi
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