L'Italia rinasce in Brasile, nella casa dei maestri. La World League siede, per l'atto finale, su tribune che profumano di storia. La Pallavolo indossa l'abito di gala per scegliere le quattro semifinaliste dell'edizione 2015. 6 nazionali in cerca d'autore, ad aprire il botto transalpino. Gli azzurri scendono in campo dopo la caduta di Sergio e compagni e regalano emozioni e grande volley. Rinasce dalle ceneri l'Italia e per una sera rivive fasti e splendori dell'epoca d'oro.

Non ci sono grandi nomi nel gruppo di Berruto, a far la differenza sono gli uomini. L'Italia fa muro, chiude la porta alle polemiche, dimentica gli assenti e trova linfa dal chiacchiericcio che circonda l'ambiente. L'orgoglio spesso cancella limiti tecnici e di classe. Cinque set, di cuore, di carattere, per piegare la Serbia e sfidare la Polonia, cullare un sogno, ora alla portata.

Berruto caccia il capitano, Travica, un suo pretoriano, rinuncia a Zaytsev, il fenomeno, saluta Sabbi e Randazzo, le regole contano più del curriculum. In campo, Giannelli in regia, Vettori a martellare con Antonov, Birarelli e Mengozzi al centro.

L'inizio è strabiliante, la Serbia sbanda, l'Italia, libera di testa, gioca con convinzione e aggressività. Il parziale si dilata rapidamente, un vantaggio che tranquillizza Berruto. La reazione dei nostri avversari non tarda ad arrivare, ma gli azzurri sono in partita e chiudono a 23 il primo set. Quando la tensione cala, emerge il divario tra le due compagini. La Serbia sprinta ad inizio secondo parziale. 4-0 rapido, Berruto interrompe la partita, ma il sestetto italiano non riesce a ricucire. 25-14 Serbia, tutto sembra tornare nei canoni previsti.

Da Vettori a Birarelli. La continuità offensiva del primo è il segnale azzurro alla Serbia, l'intelligenza del centrale è l'appiglio nel momento più difficile. Il Bira segna il momento di svolta nel terzo set e gli azzurri chiudono un parziale difficile. 25-23. Si gioca punto a punto, Grbic chiama Stankovic e Kostic, l'Italia ancora una volta soffre, soprattutto in ricezione.

L'intera posta è sul piatto nel tie-break e a spostare l'ago della bilancia è un volto nuovo. Simone Giannelli, professione alzatore, un martello al servizio. Tre battute che spaccano la partita, tre battute che colorano il Brasile di un azzurro intenso. 15-9, vince l'Italia, in barba agli assenti, con un cuore immenso.