Finisce nel peggiore dei modi. O meglio, non finisce. A Oestersund, vince il maltempo, purtroppo, perde il biathlon. L'inseguimento si trasforma in gara farsa, senza vincitori, con molti vinti. Il vento si impadronisce, prepotente, del campo gara. Le atlete, costrette a tenere fino all'ultimo le tute di protezione, sono in preda al freddo pungente, ma l'organizzazione decide comunque di dare il via alla gara. Come prevedibile, diventa lotteria. In mezzo a folate improvvise, neve che invade la pista, visibilità ridotta, persino sciare diventa impossibile. Il poligono, affollato, è così la fiera degli errori. Interminabili minuti ad attendere lo spiraglio giusto, il lampo cronologico in cui sferrare raffiche rapide. Non c'è differenza, tutto azzerato in un caos senza eguali. Anche le veterane, le sublimi interpreti del tiro, come Zaitseva o Brunet, affondano.

 

Davanti vola Domracheva, che sfrutta la maggior rapidità nel fondo e condizioni a tratti “accessibili”, alle sue spalle Flatland, la vincitrice, a sorpresa, della sprint di venerdì. Le altre annaspano. Iourieva combatte, ma crolla, così come Berger, che sbaglia, tanto. Risale una fiamma tricolore. Dorothea Wierer, fuori dalla zona punti nella 7,5, quarantunesima al traguardo, piano piano guadagna posizioni, con calma e fiducia. Nella tormenta non perde la bussola. Il capolavoro lo compie nell'impervia terza sessione. La prima in piedi. Il suo 5/5 è da mostrare nelle scuole biathlon. Passa addirittura quinta, con vantaggio sulle inseguitrici, mentre le altre due azzurre qualificate per l'inseguimento, Oberhofer e Ponza, combattono nelle retrovie. Spera addirittura nel miglior risultato in carriera, ormai distante solo cinque colpi e pochi metri. Poi all'improvviso accade l'imponderabile. Gara sospesa, condizioni non uguali per tutti. Perplessità. Alcune come Domracheva, ormai involata verso la prima vittoria dell'anno, si arrabbiano, giustamente, altre la prendono con maggior ironia. La sensazione di una decisione fuori contesto resta forte. La sicurezza delle atlete andava di certo tutelata in altro modo. Magari non avviando una gara dalle evidenti condizioni proibitive. Insensato fermare la carovana a un passo dal traguardo.

 

Cancellata in seguito anche la gara maschile. Resta negli occhi l'impresa di Foucade, ieri, nella sprint. Ingiocabile il transalpino finora. Qualunque sia il format, il padrone è lui. Roi Martin. Mentre il colosso Norvegia, sorretto da giovani arrembanti, si interroga sulla condizione e il futuro di un gruppo di leader offuscati da tempo. L'enigma Svendsen, il datato Bjoerndalen, l'incerto Boe. 

 

La carovana si sposta ora a Hochfilzen, in Austria, in cerca di risposte. Col desiderio di dimenticare il triste epilogo di Oestersund, ritrovare lo spettacolo di una disciplina bellissima, quando non falsata da regole dubbie e interpretazioni discutibili. In campo maschile, si cerca il rivale del genio di Francia, tra Russia e Scandinavia, mentre più incerto è il panorama femminile, con Tora Berger, non ancora al top come lo scorso anno, e un gruzzolo di pretendenti al trono, da Soukalova a Domracheva, fino al plotone dell'Est.