Archiviate le tappe di Oestersund e Hochfilzen, la carovana del biathlon approda in Francia, a Le Grand Bornand. Appuntamento per forza di cose condizionato dalle numerose assenze. Da Darya Domracheva ai norvegesi, in tanti hanno scelto di saltare il terzo week-end di Coppa. Allenamenti intensi, gare alterne, un unico obbiettivo. Sochi condiziona programmi e condizione. Essere al top nel momento clou è la massima aspirazione di chi nel circuito ha già vinto e rivinto. Occasione quindi per chi finora non ha brillato o è rimasto al coperto, superato da talenti di maggior fattura.

 

La quattro giorni di gare si apre con la staffetta femminile. Si rinnova il duello Germania – Ucraina, ma stavolta sono le teutoniche a prevalere. Non pesa l'assenza di Gossner, ancora lontana da una forma accettabile, perché il futuro veste la divisa tedesca. Preuss al lancio e Dahlmeier a chiudere. Primo posto e festa completa. Cede l'Ucraina, che rispetto a Hochfilzen paga la prima frazione sottotono di Dzhyma, caduta per un contatto con Vitkova. Recupera una Valj Semerenko in palla e chiude un'ottima Pidhrushna, capace di resistere al consueto forcing finale di Tora Berger. La dominatrice dello scorso anno paga ancora una volta la scarsa precisione al tiro e la Norvegia, in lotta per buona parte della staffetta, deve accontentarsi della terza piazza.

 

Sorpresa non da poco ai piedi del podio. Sbuca il Canada, che scompiglia carte e gerarchie e sorprende le più quotate Francia e Russia. Disastrosa Sleptsova. Crawford, Imrie, Heinicke, Kocher. Questo il quartetto delle nordamericane, al miglior risultato di sempre. L'Italia chiude settima. Come nella tappa precedente, la migliore è Wierer al lancio.