Il 2013 è stato l'anno di Vladimir Putin. Piaccia o no, il presidente russo è il nuovo che avanza nella scena geopolitica internazionale per diversi motivi. La decisione di concedere la grazia al suo più acerrimo nemico Michail Khodorkovskij ha comunque destato scalpore, perchè per molti si tratta di una mossa prettamente politica in vista delle Olimpiadi invernali di Sochi del prossimo febbraio, più che di un segnale di apertura verso l'Europa occidentale.

Le Olimpiadi di Sochi, secondo numerosi commentatori, rappresentano un vero e proprio banco di prova per la classe dirigente russa agli occhi del mondo. Sono un appuntamento da non fallire, sia dal punto di vista economico (poichè sono costate 35 miliardi di euro, il quadruplo di quelle di Vancouver 2010) che da quello politico, dal momento che la scelta di una piccola cittadina a due passi dalla Cecenia è un messaggio di sfida mandato dal governo federale agli indipendentisti di quella regione. Ed è sempre in questo senso che probabilmente deve essere letta la concessione della grazia a Khodorkovskij; l'ex oligarca del petrolio, già condannato a undici anni di reclusione, era in carcere dal 2003 ed era l'icona dei dissidenti ostili a Putin. Contemporaneamente, la Duma (il Parlamento russo) ieri ha promulgato un'amnistia per le Pussy Riots e per gli attivisti di Greenpeace, che saranno liberati (nessun provvedimento invece per il blogger Aleksej Navalny, che rischia una condanna a cinque anni).

Tuttavia, l'immagine di un Putin più ''umanitario'' non deve prestarsi ad interpretazioni semplicistiche. L'uomo più potente del mondo (secondo Forbes) pare intenzionato a non arretrare di un millimetro nella difesa degli interessi del suo Paese. Nell'anno solare corrente, il presidente russo ha ospitato la talpa dell'Nsa Edward Snowden, ha scongiurato il conflitto in Siria preservando così la base militare russa di Tartuss e ha bloccato l'ingresso dell'Ucraina nell'Unione Europea. Un personaggio che il presidente statunitense Barack Obama non può permettersi di sottovalutare, come invece sembra aver fatto con l'annuncio di disertare la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi e con la decisione di inviare due atlete lesbiche dichiarate come portabandiera americane, a pochi mesi dalla legge anti-gay fortemente voluta dal capo del Cremlino.

In un'affollatissima conferenza stampa svoltasi ieri Putin non si è dimenticato di punzecchiare l'inquilino della Casa Bianca, affermando ironicamente di invidiarlo perchè ''può spiare quanto vuole senza nessun controllo''. La battuta certamente non era casuale, ed era un riferimento neanche troppo velato all'affaire Snowden; sebbene il presidente russo abbia asicurato di non averlo conosciuto e di non avergli chiesto informazioni riservate sugli Stati Uniti, l'ex analista dell'Nsa è inevitabilmente un'arma a doppio taglio nelle mani di Putin nei confronti dell'amministrazione statunitense. Ecco perchè Obama forse dovrebbe cambiare idea e presenziare alla cerimonia inaugurale dei Giochi olimpici, quantomeno per salvare le apparenze, dato che ai punti è nettamente in svantaggio.