Un'onda azzurra colora Falun e restituisce linfa e respiro a un movimento in evidente crisi. Se non basta un colpo isolato, un acuto di coppia, firmato Noeckler - Pellegrino, a cancellare le debolezze e gli errori del panorama fondistico, il bronzo odierno riporta comunque il sorriso, allungando la gioia tricolore dopo l'argento straordinario di Alessandro Pittin. Su un percorso duro, selettivo, il duo azzurro dimostra di essere perfettamente rodato. In prima ovviamente Noeckler, col compito di difendersi, restare a contatto con gente di alto calibro, Krogh e Pethukov per capirsi, poi Pellegrino, in condizione. Federico, quinto nella gara individuale, con un'interpretazione coraggiosa, con un attacco in salita da campione, rende pan per focaccia a tutti e il bronzo è il giusto epilogo di una volata lunga, lunghissima, con la medaglia appesa al traguardo. 

Oro, senza mezzi termini, per dispersione, alla Norvegia di Krogh e Northug. Krogh, non schierato nella Sprint in classico, a testimonianza della profondità norvegese, alza i ritmi e concede al campionissimo la scena per l'ultima tornata. L'arrivo è in solitaria, a braccia alzate, con i campioni in carica, Pethukov e Kriukov, battuti. 

Bis al femminile, dove sul primo gradino si portano Oestberg e Falla - terzo oro Norvegia dopo quelli conquistati da Bjoergen e Johaug - con margine sulle beniamine di casa Ingermarsdotter e Nilsson - da brividi il boato che accompagna la rimonta d'argento di quest'ultima - e sulle polacche Jaskowiec e Kowalczyk, parziale riscatto per Justyna. 

Cadute e centesimi, qui è racchiusa la grigia giornata di Vuerich e Debertolis. Un contatto con la russa Matveeva sbatte Vuerich al tappeto e condanna l'Italia a una gara di rimonta. Un centesimo, allo sprint, è quel che separa da una finale forse in pista meritata. Nel dopo gara rabbia e delusione, poco altro.