D'altronde restava solo lui, in attesa dello Speciale conclusivo. Gli Stati Uniti a secco di vittorie non avevano altri appigli, se non quel volto guascone, quel capello scomposto, quell'aria sorridente, divertita. Con la Vonn tradita dal ginocchio e dalle attese, con la Shiffrin tramortita dal ciclone Fenninger, con Bode Miller lanciato in aria da un contatto maldestro con la porta nella gara inaugurale, sì restava solo lui, Ted, sulla Birds of Prey, la sua pista. E Ted risponde, sciando come sa fare lui, solo lui. Inventa una sequenza da brividi nella seconda manche, per staccarsi dalle code quel satanasso che risponde al nome di Marcel Hirscher. Per battere Hirscher serve un capolavoro e Ligety fila via, come un fulmine sulla neve, sfruttando una tracciatura amica. Torna Gigante, proprio al Mondiale. 

Oro per 45 centesimi, davanti al grande Hirscher e al mago transalpino Pinturault. Un podio regale, di talento, ai piedi del quale si posiziona Neureuther e su cui non sale un grande Roberto Nani. L'azzurro corre a viso aperto nella prima discesa, rischia, come è giusto fare in un appuntamento senza ritorno, non è perfetto, ma è un soffio da Hirscher, in una tornata che raccoglie i primi in un fazzoletto. L'adrenalina sale nella seconda discesa, perché le medaglie sono ad attendere tutti al traguardo. L'Italia batte un colpo, sventolano le bandiere, Eisath risale, risale, fino all'ottava piazza. Si sgomita increduli in tribuna, nel mondiale disastroso degli azzurri, uno spicchio di sole, una luce. 

Nella specialità regina dimostriamo di saper sciare, piazziamo nei trenta Simoncelli e Borsotti, attendiamo Nani. Niente da fare, perché prima meglio di lui fanno Olsson, Neureuther, Pinturault e soprattutto l'uomo d'America, Ted Ligety. Il distacco che infligge ai rivali lascia pensare all'oro, se in partenza non ci fosse una bestia, Hirscher. Ogni passaggio è al fulmicotone, il vantaggio si assotiglia, inesorabile. Hirscher lotta, sbatte, si inceppa, riaccelera, ma non c'è nulla da fare, Ligety è semplicemente il più bravo, nella sua pista, nella sua specialità. 

E pazienza se il Gigante non è più solo la sua specialità, al Mondiale sono tre, in fila, per Ted e per gli Stati Uniti, col sorriso, da domani più radioso.