Nel giorno in cui gli occhi di tutti sono puntati su Marcel Hirscher, atteso alla definitiva consacrazione nella sua specialità, il proscenio se lo prende tutto Jean Baptiste Grange. La resurrezione della fenice nel giorno più importante, un trionfo che in un amen cancella l'enciclopedica collezione di sfortune che ne hanno ostacolato il rientro.

Nè ginocchia scricchiolanti nè schiena dolente possono guastare la giornata di gloria del trentunenne transalpino, già iridato nel 2011 a Garmisch. Dietro di lui si mettono in fila i tedeschi Fritz Dopfer e Felix Neureuther, mentre Marcel Hirscher paga la sua sciata aggressiva e inforca, facendo stappare la festa transalpina, che pian piano andava materializzandosi porta dopo porta, mentre il vantaggio accumulato dal fuoriclasse austriaco nella folle prima manche, andava via via sgretolandosi.

Male - e purtroppo non è una novità - l'Italia: le trappole disseminate dall'allenatore norvegese nella prima manche, decisamente troppo angolata, castrano le velleità di medaglia di Stefano Gross e falciano Giuliano Razzoli, che termina il suo Mondiale con una caduta. Nella seconda prova, molto più regolare, cadono Patrick Thaler e Stefano Gross. Si salva solo Manfred Moelgg, undicesimo a fine gara. Viste le condizioni precarie in cui si è presentato a Vail, un risultato da applausi. Ma ancora una volta, come nel 1989 e nel 1999, le piste del Colorado si rivelano stregate per i colori azzurri.