Finire nelle reti a oltre cento all'ora dopo essere atterrata sulla schiena da un salto e rompersi per l'ennesima volta i legamenti del ginocchio; non  esattamente il finale di carriera cui tutti anelano. Eppure Daniela Merighetti trova lo spirito per riderci su: "Non potevo che chiudere la mia carriera da atleta con una caduta". 

Esce di scena a suo modo la discesista bresciana, che anzichè godersi la più classica e meritata passerella al termine di una storia agonistica lunga 16 anni e oltre 230 gare di Coppa del Mondo, prova fino all'ultimo a lasciare il suo graffio. Quello di un'autentica leonessa della velocità su sci, nata come specialista delle discipline tecniche e poi pian piano convertitasi a Discesa e Super G per venire incontro alle esigenze delle sue ginocchia martoriate in un'interminabile serie di infortuni. Da cui si è sempre rialzata con grande coraggio e cuore: quell'elemento di ogni sportivo che spesso, molto di più di un palmares traboccante di medaglie e trofei, fanno di esso un personaggio amatissimo dal pubblico.

Che poi, alla voce soddisfazioni sportive, la Merighetti il suo lo ha fatto eccome: sei podi totali, fra cui una vittoria capolavoro su una delle piste simbolo dello sci alpino, ovvero l'Olympia delle Tofane di Cortina. Un trionfo - datato 14 gennaio 2012 -  arrivato malgrado corresse con un dito rotto la settimana prima a Garmisch, regina di un podio che la vedeva scortata niente meno che da Lindsey Vonn e Maria Riesch. Sulle "Tofane" anche un terzo posto nel 2015, seguito però dall'ennesimo terrificante volo, il giorno dopo nel corso del Super G, con tanto di mandibola fratturata e quattro denti seminati in mezzo alla neve. Fra le sue altre imprese, va senza dubbio citato il primo podio in assoluto, datato 2003: dopo aver chiuso la prima manche del gigante notturno di Åre al ventinovesimo posto, una rimonta straordinaria la proiettò fino al secondo posto finale. Il suo ultimo podio è quello di febbraio a La Thuile, nel giorno del trionfo di Nadia Fanchini, Dada chiuse al terzo posto, strappando così la possibilità di poter gareggiare a Sankt Moritz.

Nel 2014 forse quello che può essere considerato il grande rammarico della carriera, il quarto posto a Sochi a soli diciassette centesimi dal bronzo di Lara Gut. Piccolo particolare a margine: quella gara Daniela la corse con un ginocchio malandato causa ennesima caduta rimediata in prova qualche giorno prima. Cadere e ripartire, ogni volta con più coraggio e cuore. Già il cuore. Sotto questo aspetto, una fuoriclasse come poche Dada. Che ripartirà con una vita nuova, senza sci, senza corse, senza trasferte in giro qua e là per il Mondo. Con il senno di poi, oggi sarebbe stato meglio godersi la meritata passerella. Ma, si sa, le vere leonesse della discesa ruggiscono fino all'ultimo.