Ci si aspettava una partita equilibrata, ed equilibrio è stato, ma non solo. Dopo 30 minuti di dominio, tecnico e tattico di marca serba, la Francia reagisce, con l'orgoglio, con un quarto quarto fantascientifico e con un Batum da 35 punti. Non basta, però, per ribaltare il -17 di metà terzo quarto. Non basta per rimediare ai troppi errori del primo tempo, dove la stanchezza, psicologica, e forse l'appagamento dopo l'impresa con la Spagna, avevano fatto la differenza. La Serbia, non più tardi di una settimana fa, lasciava il girone di Granada al quarto posto, con tante sconfitte e una certezza : altri 40 minuti contro la Grecia e sarebbero tornati in patria. Invece il capolavoro di Djordjevic sta nel rivoltare come un calzino la sua squadra, farli credere ancora in quello che sembrava impossibile, e le sue mani in faccia sulla sirena finale sono il coronamento di un sogno in cui forse, nemmeno lui ci credeva. La sua Serbia è in finale. Li attendono gli Usa, che sembrano imbattibili, enormi. Ma a questa Serbia, il carattere di certo non manca. 

LA PARTITA - Pronti via è l'equilibrio che sembra farla da padrone, con Teodosic da una parte e Batum dall'altra che si sfidano a distanza. Pian piano, però, esce la Serbia, sfruttando anche un pò di disattenzione da parte francese. Forse un pò di appagamento, forse un pò di stanchezza, fisica e mentale, propizia il break serbo. La Francia subisce troppo in difesa. Nessuna soluzione al pick&roll serbo, nonostante Gobert e Batum abbiamo tentato di blitzare attaccando alti il portatore di palla. Teodosic fa letteralmente quello che vuole e chiude il primo tempo con 18 punti e 3/4 dalla lunga distanza. Quando non era lui a chiudere l'azione, serviva sempre l'ottimo Raduljca. Nella Francia mancava sempre la copertura sul rollante (colui che tagliava dopo il blocco), e anche in tal caso, quando scalavano in difesa i piccoli, si creava un mismatch indifendibile. All'intervallo il vantaggio, tecnico e nel punteggio della Serbia, sembrava irrecuperabile.

Ma mai sottovalutare l'orgoglio dei campioni. La Francia sprofondava fino al -17 di metà terzo periodo, e sembrava definitivamente ko. Batum si è caricato la squadra sulle spalle, e con una serie incredibile di tiri da tre punti (non proprio il piatto forte della casa), trascinava i galletti fino al -3. A 6 minuti dalla fine l'inerzia era tornata completamente dalla parte dei transalpini, con i serbi che accusavano l'unico momento di sbandamento della gara. Nel momento decisivo, però, un pò la mancanza di un secondo violino, Diaw sempre perfetto in attacco ma poco finalizzatore, e il ritrovato Bogdanovic, 22 anni ma tanto tanto "coraggio", indirizzavano il match definitivamente. La resistenza francese, mai doma, teneva nel punteggio fino alla lotteria dei tiri liberi. La perfezione dalla lunetta serba e l'errore di Heurtel, sottotono rispetto alle ultime due gare, fissavano il punteggio sul 90-85 finale. 

Uno spot per il basket. Uno spot per questo sport, infinito, dove nulla deve essere lasciato al caso, anche sopra di 20 punti, anche quando gli avversari sembrano definitivamente a tappeto. L'orgoglio dei campioni mai domi, l'esuberanza ed il coraggio di una squadra che una settimana fa era data quasi per eliminata. Un segnale, un istante. Un tecnico, un'espulsione. Il miracolo Serbia sta tutto negli ultimi minuti della gara contro la Spagna. Sasha Djordjevic lo sa, da leader indiscusso qual'è. Si è regalato gli Stati Uniti e la finale Mondiale. Questa, è soprattutto la sua vittoria.