4 Luglio 1997, Barcellona. Una Jugoslavia bella, ma non bellissima e spesso balbettante, si presenta al cospetto della Lituania degli astri nascenti del basket continentale Jasikevicius, Stombergas, Zukauskas e Karnišovas. Sulla panchina dei baltici, così come stasera, c'era Kazlauskas. La squadra balcanica riuscì ad avere la meglio dei giallo-verdi, e quel successo lanciò di fatto la ex-Jugo al successo finale. Leader tecnico, carismatico, emotivo e, a margine, Mvp di quel torneo catalano fu tale Aleksandar Djordjevic, che a distanza di poco meno di vent'anni si ripresenta sul palcoscenico europeo come head coach della squadra favorita per il successo finale: la Serbia

Stasera si gioca la seconda semifinale allo stadio Pierre Mauroy di Lille e la sorte ha messo di fronte, dopo Francia-Spagna di ieri sera, due delle sfide più epiche del basket del Vecchio Continente. Serbia-Lituania rievoca la storia ed è pronta a scrivere un nuovo capitolo della stessa. Oltre alla corsa all'oro, la Serbia sembra finalmente pronta a compiere una delle parabole più belle della storia del gioco: la squadra dell'ex play di Milano può essere la prima squadra balcanica a completare il filotto di vittorie in un campionato europeo. 

Oltre alla sfida del 1997, citata perché metteva di fronte Djordjevic e Kazlauskas, quella che però maggiormente resta nella mente dell'attuale coach serbo è la sfida che due anni prima decise l'Europeo che si giocò in Grecia. Una delle prestazioni balistiche più esaltanti della carriera del play di Belgrado, che rifilò 41 punti alla Lituania di Sabonis in 40 minuti, nella serata in cui Sasha rilevò il posto di Bodiroga, Danilovic e Divacrelegandoli ad ammirare il suo show personale. 

Alla vigilia della sfida di stasera, Djordjevic ricorda così quelle emozioni: "La Lituania per noi tutti è un avversario speciale. Ricordo perfettamente le partite giocate contro di loro, anche se è solo parte del passato ed un dettaglio nella storia del basket Europeo della quale sono orgoglioso. Più in generale tutti dovremmo essere orgogliosi perché credo che la Lituania che battemmo con [Arvydas] Sabonis, [Sarunas] Marciulionis, [Rimas] Kurtinaitis, [Valdemaras] Chomicius, [Arturas] Karnisovas, [Saulius] Stombergas e tutti gli altri ragazzi è stata una delle migliori squadre di tutti i tempi. Per tutta la mia generazione è un successo storico".

Dal passato al presente, con il coach serbo che sposta l'attenzione sulla sua squadra attuale esprimendosi così. Il cammino del Djordjevic allenatore parte, inevitabilmente, dal successo dello scorso Mondiale, dove tra lo stupore generale raggiunse l'argento iridato: "Il mio successo più grande, lo scorso anno, è stato convincere i miei ragazzi di essere ciò che potevano essere. Farli credere in loro stessi non era facile, e per fortuna abbiamo avuto successo in questo processo. Ora abbiamo una testa differente, siamo più forti dal punto di vista mentale, giochiamo assieme, viviamo assieme, sentiamo ogni gara come una squadra, e questa è la nostra forza. Questo è stato il credo da quando ho intrapreso questo viaggio e dovrà esserlo fin quando sarò alla guida di questo gruppo di ragazzi. Questo è lo spirito che ci fa credere in ciò che siamo e che ha portato la Serbia ad essere una delle migliori quattro squadre nel torneo".

L'analisi del nativo di Belgrado non esula da qualche parere tecnico e non solo sulla Lituania"Meritano grandissimo rispetto. Dal momento in cui sono diventati una nazione a sé, non hanno mai mancato nessun appuntamento con le Olimpiadi. Sono spesso sul podio, spesso vincono medaglie, sono una squadra con una mentalità vincente e questa continuità è il loro maggiore punto di forza. Sanno come raggiungere l'obiettivo, hanno una tradizione cestistica che ti permette di riconoscere lo stile di pallacanestro da giocare ed esprimere, e c'è solo da ammirare il modo in cui lo fanno".

Questo e tanto, tantissimo altro, nella sfida di stasera dello stadio Pierre Mauroy, con le squadre pronte a scrivere un nuovo capitolo di storia: l'importante è che il comune denominatore sia Aleksandar Djordjevic, che vesta la canotta da giocatore o la polo da coach è ad un passo dal raggiungere l'immortalità cestistica. 

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