1 - "Danilo step-back". Italia contro Germania. Ultimo possesso dei regolamentari, gli azzurri sono sotto e tutta la Mercedes Benz Arena già pregusta la vittoria. Palla a Danilo Gallinari. 7 secondi sul cronometro, il numero 8 azzurro palleggia contro Benzing: arresto in step back, la palla si allontana dolcemente dai suoi polpastrelli e altrettanto dolcemente accarezza la retina del canestro tedesco. 76-76, l'Italia è ancora viva. L'urlo di Flavio Tranquillo che entra nelle nostre case, nelle nostre orecchie e nelle nostre teste. Tempi supplementari, ancora equilibrio. Tanto equilibrio. 45 secondi alla fine, ancora palla a Danilo. Ancora step back. Ancora un canestro da fantascienza di un giocatore da fantascienza. L'Italia è ancora in corsa, Berlino è ancora azzurra.

2 - Come il posizionamento finale della sua Lituania. Volli, sempre volli, fortissimamente volli: Vittorio Alfieri quando ha scritto la sua celeberrima frase di certo non avrà pensato al simbolo della squadra di Kazlauskas come suo 'muso ispiratore', ma di certo Mindaugas Kuzminskas rappresenta appieno i valori del sopracitato assunto. Cuore, grinta, passione, oltre ad una dose di intelligenza cestistica che ha permesso alla folta chioma bionda del Malaga di farsi trovare sempre al posto giusto al momento giusto. Una carriera che non è ancora decollata come dovrebbe, chissà che questo Europeo non lo consacrerà in platee ben più congeniali alle sue caratteristiche.

3 - La caduta degli Dei. Inevitabile, per lo più, considerare due Fuoriclasse assoluti del gioco, sul viale del tramonto. E' fisioligico. E' il tempo, assieme alle imprese sui parquet di tutto il mondo a parlare per loro. Se da una parte il miracolo sportivo di una qualificazione passava in parte, se non esclusivamente, dalle mani di Dirk Nowitzki, dall'altra la conferma dei campioni d'Europa in carica sembrava cosa difficile considerando la scarsa vena che Tony Parker ha messo in mostra in tutto il torneo giocato in casa dalla Francia. Se ne va un pezzo di storia, un pezzo d'Europa della palla a spicchi. Se ne vanno Dirk e, anche se non è ufficiale ma sembra difficile vedere il play transalpino al preolimpico così come alle Olimpiadi (se la Francia dovesse qualificarsi), anche Tony. Li vedremo sgambettare ancora dalle parti del Texas, difficilmente però nel Vecchio Continente.

4 - "Vorrei, ma non posso". Per un motivo o per un altro, come accade sempre in competizioni del genere, ci sono, oltre alle squadre che sorprendono in positivo anche coloro che deludono le aspettative. Tre delle squadre in fase di "lavori in corso", che in questo Europeo hanno particolarmente deluso sono Croazia, Russia e Turchia. Partiamo da questi ultimi, scintillanti nella prima uscita contro l'Italia, prima di crollare completamente sotto l'indolenza della propria genesi. Forti e giovani si, individualmente, ma non di squadra e mentalmente. Da rivedere, anche senza Perasovic, che ha lasciato la guida del team. Chi invece ha dimostrato nella prima fase un discreto potenziale, seppur aiutata dalla spinta del pubblico di casa, è la Croazia di Bogdanovic ed Hezonja, che però fin troppo presto si è resa conto di non poter competere contro squadre degne di tal nome come Grecia prima e Repubblica Ceca successivamente. L'irruenza e l'esuberanza di una squadra di giovane età non è riuscita a sopperire alla mancanza di esperienza nei momenti cruciali delle due partite più sentite ed equilibrate. Infine, la Russia, colpita da una profonda fase di riallestimento e di ricambio generazionale: ciononostante, però, non ci si aspettava un tonfo così clamoroso.

5 - Serbia. Probabilmente la squadra più accreditata per l'oro iridato alla vigilia si è sciolta dopo aver sciorinato grande, grandissimo basket per sette partite. Sul momento più bello, contro una squadra che ne ha messo in risalto la fragilità e, probabilmente anche un pò di eccessiva spocchia, la squadra di Djordjevic si è sciolta come neve al sole, dimostrando a fronte di una età giovane ma non troppo, di non essere ancora in grado di fare quello step mentale da grande favorita. Non a caso sono andate avanti squadre di tradizione e di costruzione cestistica maggiore rispetto agli ottimi balcanici, che però hanno peccato di inesperienza e di una guida spirituale (un Gasol, per dire) nella gara più importante della competizione. Il futuro è chiaramente dalla loro parte (i più anziani del gruppo sono, fatta eccezione per Erceg, Teodosic e Simonovic che sono alla soglia dei 30 anni, 28 e 29 rispettivamente). Da chi ci si aspettava il salto di qualità, nella fase finale, vedi Bjelica e Bogdanovic, bisognerà invece attendere ancora un pò, con la consapevolezza però, che la Serbia sarà il futuro dell'Europa del Basket.

6 - La conferma del gruppo storico. E' l'EuroBasket della Spagna, che nonostante le defezioni per infortuni vari e ritiri di storici giocatori, si è ritrovata ed unita ancor di più accanto ad un leader tecnico, emotivo e carismatico. Gasol è l'uomo copertina, ma in questa vittoria degli iberici c'è il cuore pulsante di una Nazione che tempi fa ha gettato le basi di un progetto a lungo termine e ne sta ancora raccogliendo i frutti. La generazione di fenomeni è stata sostituita dallo zoccolo duro della squadra formata da quei gregari che fanno il lavoro sporco: da Reyes a Llull, da Claver a Rudy. La ciliegina spetta a Pau, senza dimenticare il talento cestistico messo a disposizione di Scariolo da Sergio Rodriguez e Nikola Mirotic, altalenanti si, ma decisivi quando contava.

7 - Il gigante e il mago. Non crediamo che Vinicio Capossela avesse pensato a loro, ma i due protagonisti della nostra storia si adattano perfettamente a questo brano. Da una parte c'è un giocatore con grandi ambizioni, grandi spalle e grandi mani, capace di farsi rispettare contro i pivot di tutta Europa. Dall'altra c'è un playmaker di 201 centimetri e dal tasso tecnico e dalla fantasia degne di uno stregone. Jan Vesely e Tomas Satoransky, i due giocatori che hanno trascinato la Repubblica Ceca fino al torneo pre-olimpico della prossima estate, con una serie di giocate in tandem che hanno entusiasmato tutti gli appassionati. Il lungo del Fenerbahce è stato il terzo miglior realizzatore e il secondo miglior rimbalzista della manifestazione, mentre il 'regista' del Barcellona è stato il secondo miglior assist-man di Eurobasket 2015, mettendosi alle spalle gente come Parker, Teodosic e Schroder. E la Repubblica Ceca ora può sognare di portare il suo gigante e il suo mago a Rio de Janeiro.

8 - Infine, ma assolutamente non per ordine di importanza (anche perché in tal caso l'avremmo trovata in vetta alla classifica), la partecipazione sotto forma di favola dell'Islanda di Jon Stefansson. I veri valori dello sport si riconoscono da questi momenti, da pochi, pochissimi attimi. Ad inizio manifestazione, nella nostra presentazione del gruppo B, avevamo parlato di un probabile 0-5 per gli isolani, che però avrebbero provato a gettare come si suol dire, il cuore oltre l'ostacolo. Bene, l'impresa dell'Islanda del basket, soltanto in parte offuscata da quella calcistica che domina in lungo ed in largo nelle qualificazioni europee di calcio, è la fotografia dei valori dello sport: non importa come perdi, non importa se perdi, l'importante è che ci metti il cuore, la determinazione, la voglia di non mollare mai, anche e soprattutto se sei consapevole di partire con un handicap non indifferente, in termini di tecnica e altresì di fisicità, rispetto ai tuoi avversari. L'addio dell'Islanda a Berlino è stato accompagnato da uno sparuto gruppo di tifosi presenti alla Mercedes-Benz Arena, che ha intonato le note dell'inno nazionale per salutare i propri EROI!

Francesco Cammuca ed Andrea Bugno