Il derby campano tra Avellino e Caserta sorride agli ospiti, che conquistano una meritata vittoria mantenendo vive le speranze di una salvezza che avrebbe tinte di epica e permetterebbe a Vincenzo Esposito di scrivere un'altra pagina di storia. Caserta mostra orgoglio e voglia di vincere, qualità che ad Avellino sono mancate per tutta la stagione (tranne che in due sfide con Milano) e che i giocatori irpini non trovano neanche nell'ultimo appuntamento che conta. 

Il primo quarto mostra il peggio delle due squadre, incapaci di far canestro (4/13 la Scandone, 4/16 con 0/8 da 3 la Pasta Reggia) e attanagliate dalla tensione. L'unico in grado di far male è Dejan Ivanov. Nelle file irpine, Banks è in sciopero bianco (nessuna conclusione tentata nel primo quarto), Harper è svagato, Hanga spara a salve e Anosike disfa in difesa ciò che fa in attacco. Alla sua 200esima gara in seria A, Marques Green si trova a dirigere una squadra dove i lunghi non saltano e gli esterni non tirano: un incubo per qualsiasi play. Quando sta per affondare, Avellino trova un fattore in Sundiata Gaines. Mentre Ivanov massacra i lunghi avversari e Antonutti si traveste da Esposito, Gaines (che già all'andata aveva fatto registrare il massimo stagionale con 28 punti) tira fuori un secondo quarto da 14 punti (6/6 al tiro) che stoppa la fuga casertana e permette ai biancoverdi di restare in scia. I padroni di casa potrebbero anche chiudere il primo tempo in pareggio, ma un paio di errori regalano il + 5 a Caserta e fanno infuriare Frates, che scappa negli spogliatoi a preparare la ramanzina. 

Il non-gioco del primo quarto si ripete nel terzo periodo . Tolto l'alibi della tensione, le due squadre mostrano tutta la propria mediocrità. A Caserta basta qualche sgomitata di Ivanov sotto le plance per impedire imbrigliare Avellino, che persa l'energia di Gaines (tornato il Sundiata che tutti conoscono ad Avellino, con 1/5 al tiro nel terzo quarto) piange per gli errori in lunetta di Anosike (1/4) e la giornata no di Banks. Il centro nigeriano merita un discorso a parte. Ci sono giocatori per i quali si dice che le statistiche non mostrano il reale rendimento. Ebbene, Anosike è uno di questi: il suo punto forte, i rimbalzi offensivi, quasi sempre seguono suoi stessi errori a 50 centimetri dal canestro; il suo avversario diretto va a nozze contro una difesa allegra; le palle perse sono il doppio delle recuperate e gli arbitri - come succederà nel finale - consultano l'instant replay per tentare di capire le traiettorie di certi suoi passaggi.

L'ultimo quarto è la sagra delle occasioni perse: se Caserta non riesce a infliggere il colpo di grazia, Avellino fallisce sempre il canestro per riaprire la gara. Le triple di Scott e Green sono gli unici tentativi riusciti in questo senso. Improvvisamente, Henry Domercant smette di vagare nel campo e ricorda che un tempo era un campione: con 5 punti, mette un margine che sembra incolmabile. Sembra, perché a pochi secondi dalla fine Caserta pasticcia su una rimessa e Banks ha tra le mani la tripla del pareggio. La palla rimbalza sul ferro, finisce nella mani di Anosike che vede Green liberissimo e prova a servirlo. Come già detto, il nigeriano manda incredibilmente la palla fuori dal campo, Avellino spera nell'instant replay che giustamente le dà torto e Mordente realizza il libero che scrive la parola fine. 

A 3 giornate dalla fine, Avellino conta le ore che mancano al rompete le righe per salutare con un "a mai più rivederci" i suoi giocatori. Caserta, invece, gioisce non solo per la vittoria ma anche per la contemporanea scofitta di Pesaro. La salvezza, per la Juve, adesso dista 3 punti. 

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